Quell’incontro dello scorso 10 febbraio tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi a villa Zeffirelli fu fatto passare per una mera chiacchierata tra amici con tanto di ‘gaffe’ e di replica piccata della Meloni. Ma non andò esattamente così. Salvini e Berlusconi non parlarono solo e soltanto del nascituro governo Draghi ma fecero molto di più.
Parlarono anche di cosa fare in caso di elezioni che qualcuno dalle parti del centrodestra spera arrivino prima del previsto, ovvero subito dopo l’elezione del capo dello Stato. Ed per questo, dicono i maligni che “Salvini sembra già essere in modalità campagna elettorale” tanto che alcuni si spingono persino ad ipotizzare un “patto tacito” tra Salvini e Draghi (grazie a Giorgetti): il governo in cambio del Quirinale. Questo spiegherebbe tutto della repentina e per certi versi incomprensibile svolta “responsabile” ed europeista del leader leghista.
Ma torniamo a quel 10 febbraio. “Un colloquio “lungo e cordiale”, così lo definirono le agenzie, con tanto di foto che sembrava voler simboleggiare un rinnovato asse. L’unica stonatura arriverà più tardi in un comunicato del partito di via Bellerio, in cui si confermava la disponibilità a far nascere l’esecutivo dell’ex Presidente Bce sia “come Lega che come centrodestra”.
Una presa di posizione che faceva fuori Giorgia Meloni addirittura dal perimetro dalla coalizione (solo un lapsus?). Parole che fecero indispettire non poco Fratelli d’Italia. Evidentemente quell’incontro doveva servire anche ad altro, non solo a dare luce verde al governo Draghi: “I due leader suggellarono anche un accordo politico in caso di elezioni: via libera alla Lega nei collegi uninominali del nord (dove il capitano leghista farà il sold out); Forza Italia in cambio avrà mano libera in tutto il centrosud” spiegano autorevoli fonti dei due partiti.
In poche parole, il Nord finirebbe tutto in mano al partito di Salvini mentre al centrosud Berlusconi avrà la precedenza, con buona pace di Giorgia Meloni. I bene informati narrano che dietro l’accordo politico ed istituzionale tra i due leader ci fu la sapiente regia di Gianni Letta che non per niente contribuì in maniera determinante alla riuscita dell’incontro (solo un caso, poi, che Mario Draghi affidò al partito del Cav proprio il ministero per il Sud?).
Insomma, il “grande regista” mise d’accordo Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, consentendo l’intesa sia sotto il profilo politico che sotto l’aspetto governativo, contribuendo con ciò in maniera determinante alla nascita del governo Draghi. E forse anche alla sua ascesa al Quirinale. Per sperare di portare subito dopo il centrodestra a palazzo Chigi.
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