Berlusconi: “Io atlantista ed europeista”. Ma in Forza Italia è alta tensione
Si fanno sempre più precari gli equilibri all’interno della coalizione che si prepara a formare il nuovo governo. La pubblicazione del secondo audio di Silvio Berlusconi sull’Ucraina ha scosso ulteriormente il centrodestra, alimentando divisioni tra Fratelli d’Italia e Forza Italia ma anche all’interno dello stesso partito fondato dal Cavaliere, in cui è partita la caccia alla talpa.
La figura più in bilico dopo il nuovo, ennesimo caso scoppiato a ridosso delle consultazioni, è quella di Antonio Tajani, accreditato come futuro ministro degli Esteri. Il coordinatore di Forza Italia, considerato un possibile garante dei rapporti con FdI, ha ricordato che il partito non ha mai fatto mancare voti alla causa dell’Ucraina ed è partito alla volta di Bruxelles per rassicurare il Partito popolare europeo. “Penso che le parole di Berlusconi siano tristi per tutti gli europei che soffrono per la tirannia di Putin”, ha detto ieri il vicepresidente del gruppo di cui fa parte anche Forza Italia, il portoghese Paulo Rangel, che si è appellato al “ruolo di garanzia” svolto da Tajani.
“Intendo guidare un governo con una linea di politica estera chiara e inequivocabile”, la posizione netta di Giorgia Meloni. “L’Italia è a pieno titolo, e a testa alta, parte dell’Europa e dell’Alleanza atlantica. Chi non fosse d’accordo con questo caposaldo non potrà far parte del governo, a costo di non fare il governo”. Un collocamento che Berlusconi ha ribadito di aver avuto come “riferimento costante” nell’arco dei suoi 28 anni di vita politica. “La mia posizione personale e quella di Forza Italia non si discostano da quella del governo Italiano, dell’Unione Europea, dell’Alleanza Atlantica né sulla crisi Ucraina, né sugli altri grandi temi della politica internazionale”, ha ribadito in una nota, in cui ha puntato il dito contro “chi usa questi metodi di dossieraggio indegni di un paese civile”.
“Noi andremo alle consultazioni al Quirinale con gli alleati del centrodestra e proporremo il nome di Giorgia Meloni, in coerenza con il risultato elettorale”, ha anche assicurato in un’intervista al Corriere della Sera, senza però dimenticare le rivendicazioni di Forza Italia, che ha ricevuto “un numero di voti quasi identico” a quello della Lega ma è “già stata penalizzata” nella distribuzione dei collegi uninominali, che l’hanno portato ad avere “20 deputati e a 10 senatori in meno rispetto alla Lega”. “Di tutto questo naturalmente si dovrà tenere conto. Il centrodestra è fatto di tre forze politiche, ognuna delle quali è numericamente e politicamente essenziale alla vita del futuro governo”, ha ricordato Berlusconi.
Uno dei nodi ancora irrisolti per il Cavaliere rimane quello del ministro della Giustizia, a cui ha candidato ufficialmente Maria Elisabetta Casellati. “Mi pare che una figura di alto profilo istituzionale come l’ex presidente del Senato possa dare le più adeguate garanzie per un incarico delicato come quello” del Guardasigilli, ha ribadito al quotidiano milanese.
Il rischio però è che nuove barricate nei confronti di Meloni spingano una parte dei forzisti a non seguire la linea del partito. In quest’ottica ha fatto discutere la formazione di un nuovo gruppo parlamentare, diventato la “quarta gamba” della maggioranza. “Maie – Noi Moderati – Civici d’Italia”, è stato formato dal senatore eletto all’estero Mario Alejandro Borghese, i due esponenti del movimento guidato da Maurizio Lupi Antonio De Poli e Michaela Biancofiore oltre a tre senatori prestati da Fratelli d’Italia, Giorgio Salvitti, Giovanna Petrenga e Antonio Guidi, per raggiungere la soglia minima richiesta dai regolamenti. Nel gruppo, che sarà presente anche a Montecitorio, potrebbero eventualmente conflluire anche i fuoriusciti da Forza Italia.