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    Grillo indagato, cosa c’è da sapere sull’inchiesta per traffico di influenze

    Credit: Ansa foto
    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 19 Gen. 2022 alle 08:27 Aggiornato il 19 Gen. 2022 alle 08:36

    Traffico di influenze illecite: è l’accusa con cui la Procura di Milano indaga sul fondatore e garante del M5S Beppe Grillo per alcuni contratti pubblicitari sottoscritti tra il 2018 e il 2019 dal blog dell’ex comico con la compagnia di navigazione Moby, che fa capo a Vincenzo Onorato.

    Agli atti della Procura ci sarebbero i messaggi scambiati in chat tra Grillo e Onorato, emersi durante le indagini sulla fondazione Open e trasmesse dalla procura della repubblica di Firenze a quella di Milano, la quale aveva comunque già aperto un fascicolo con lo scopo di indagare sui rapporti commerciali tra Moby, Beppe Grillo srl e Casaleggio associati dopo che l’unità antiriciclaggio di Bankitalia (Uif) aveva notato “operazioni sospette” e “prive di giustificazione economica”.

    Un filone nato dalla bancarotta della compagnia di navigazione della famiglia Onorato, emerso con il deposito dell’elenco delle spese allegato al piano di concordato preventivo di Moby, depositato in procura a Milano. Seguendo un filone di questa indagine i finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano hanno perquisito gli uffici della Beppe Grillo srl. Anche il patron di Moby risulta essere indagato e i suoi uffici sono perquisiti. I militari sono andati anche nella sede legale milanese della Casaleggio Associati.

    Secondo l’ipotesi investigativa, Onorato avrebbe richiesto a Grillo un’intercessione presso specifici personaggi politici, con lo scopo di favorire la propria società. Proprio nella chat Grillo avrebbe inoltrato all’armatore le risposte ricevute da questi contatti: la presunta mediazione sarebbe stata poi retribuita con la sottoscrizione di contratti di consulenza da centinaia di migliaia euro annui, sia col blog beppegrillo.it che con la Casaleggio Associati.

    Si parla di un contratto con la società di Davide Casaleggio che prevedeva il pagamento di 600mila euro annui “quale corrispettivo per la stesura di un piano strategico e per l’attuazione di strategie per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e gli stakeholders alla tematica della limitazione dei benefici fiscali alle sole navi che imbarcano personale italiano e comunitario”, si legge nel comunicato la Procura di Milano. Dalle indagini preliminari risulterebbe il versamento di circa 1,4 milioni di euro in favore della Casaleggio Associati.

    La società di Grillo avrebbe invece percepito dalla Moby spa 120mila euro annui negli anni 2018 e 2019, quale corrispettivo di un ‘accordo di partnership’ avente a oggetto la diffusione su canali virtuali di ‘contenuti redazionali’ per il marchio Moby“. L’inchiesta milanese, coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e dal pm Cristina Roveda, punta a chiarire proprio se questi contratti in realtà celino compensi per le ‘mediazioni’ di Grillo. E se sono serviti a ripagare gli interventi a favore della Moby del fondatore del M5s presso altri esponenti del suo partito.

    “Sono sereno, non commento sviluppi giudiziari”, dichiara l’armatore all’AdnKronos. “Dico solo che ho grande fiducia nella magistratura”. “Sono amici di antica data, da circa 45 anni. È facile quindi che qualcosa possa essere stata equivocata, ma è necessario leggere gli atti”, ha detto all’Ansa l’avvocato Pasquale Pantano, difensore di Vincenzo Onorato. Tra i finanziamenti erogati da Moby ci sono anche soldi diretti a fondazione Change di Giovanni Toti, fondazione Open di Matteo RenziFratelli d’Italia e anche Pd, ma non risultano altri indagati.

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