Bancarotta banca Etruria, 14 rinviati a giudizio: anche il padre della Boschi
La procura di Arezzo ha aperto un secondo filone nell’inchiesta sul crac di Banca Etruria, autonomo rispetto al maxi-processo già in corso con 25 imputati, e ha rinviato a giudizio 14 ex dirigenti e membri dell’ultimo cda dell’istituto bancario: tra quelli c’è anche Pierluigi Boschi, padre dell’ex ministro Maria Elena Boschi.
Il reato contestato ai 14 rinviati a giudizio è di bancarotta colposa. Gli imputati si presenteranno dunque davanti al giudice monocratico di Arezzo. Al centro delle indagini degli inquirenti ci sono presunte consulenze assegnate per trovare un partner alla banca, che però hanno portato al crac di Etruria. Secondo i pm, infatti, le suddette consulenze non solo sarebbero state inutili, ma avrebbero addirittura aggravato la bancarotta di Etruria.
Tra queste consulenze, ce ne sarebbe una di 4 milioni di euro pagati per incarichi a grandi società (Mediobanca e Bain) e importanti studi legali (Grande Stevens a Torino e Zoppini a Roma).
È la prima volta che il padre di Maria Elena Boschi – oggetto negli ultimi anni di una forte campagna da parte delle opposizione e di parte dell’opinione pubblica – finisce ufficialmente a processo nel caso della bancarotta di Etruria. A ottobre, infatti, una sua posizione è stata archiviata nel filone relativo alla mancata fusione di Etruria con Banca Popolare di Vicenza. A febbraio 2019, inoltre, c’era stata un’altra archiviazione per Boschi, nel filone di falso in prospetto riguardo a comunicazioni date ai risparmiatori per sottoscrivere alcuni prodotti. Infine, Pierluigi Boschi è ancora in attesa della decisione del gup (attesa a gennaio 2020) sul filone dedicato alla liquidazione da 700.000 euro data all’ex dg Luca Bronchi nel 2014.