“Non mi è piaciuta quella foto. Ma soprattutto non mi sono piaciuti i titoli con cui sono stati accompagnati quegli scatti, soprattutto quelli di di un sito di informazione online…”. Lucia Azzolina è seccata, e non lo nasconde. Le sue foto in bikini blu, sulla spiaggia di Sperlonga sono appena rimbalzate dalle pagine di Diva e Donna (che le ha pubblicate per prima) alla rete, ai siti di informazione, e soprattutto a Dagospia, che prende gli scatti e li incarta alla sua maniera, con un titolo beffardo di quelli che chi è abituato a frequentare il sito conosce bene: “La ministra è in Bikini blu, smalto rosso, chiappone impiegatizio da lavoro sedentario”.
E così il ministro della Pubblica istruzione decide di rispondere per le rime, prima con un intervento a In Onda, e poi con una riflessione più articolata, che raccolgo e riporto qui: “Io credo che non sia solo una questione personale. Non riguarda solo me. Si tratta di un certo modo sessista con cui sono sempre trattate le donne, il loro corpo, la loro dignità”. Domanda: “Ma perché c’è qualcosa di diverso dal modo in cui si trattano gli uomini?”. La Azzolina sorride: “Ma stiamo scherzando? Quando mai avete visto il titolo di questo tipo sul corpo di un uomo? Quando mai avete visto discettare, faccio una ipotesi, sul ‘culone’ di un ministro?”.
Provo a obiettare che in questi anni sono apparse molte foto, per esempio sulla pancia di Matteo Salvini o sul ministro dell’interno fotografato a letto. Ma il ministro dell’istruzione non ci sta e individua delle differenza tra i casi: “Intanto la metà di quelle foto sono dei selfie che lui stesso, o la sua compagna, scelgono o hanno scelto volontariamente di mostrare al pubblico. E poi – aggiunge la Azzolina – c’è una bella differenza fra pubblicare la foto di qualcuno al mare, magari con qualche filo di grasso in più, e il titolare invece sulla sua fisicità, su un presunto difetto, magari in modo volontariamente irrisorio”.
Quindi lei è arrabbiata per questo tipo di titoli? La Azzolina sorride: “Ripeto. Non è una questione personale, è una vicenda che mi fa riflettere su certi meccanismi automatici del mondo della comunicazione, sul mondo in cui si raccontano le donne, e solo loro: quando vedrete le foto di un ministro uomo, o di un leader uomo, e quando leggerete sotto un titolo del tipo ‘il ministro trippone’, allora si potrà dire che gli uomini sono trattati con lo stesso dubbio gusto con cui oggi sono trattate le donne”.
Domanda: “Ma il Movimento cinque stelle non è mai stato tenero con gli avversari. Un deputato pentastellato arrivò a dire a delle colleghe del Pd alla Camera: ‘Siete qui perché sono stati fatti troppi pochi pompini'”. La ministra è netta: “Fu una cosa terribile, e se lei scorre le mie dichiarazioni trova mie parole di condanna per tutte queste espressioni sessiste, e di solidarietà per tutte le colleghe colpite. Però…”. Peró? “Qui non si tratta dell’invettiva di un singolo. Io pongo il tema di come i giornali trattano le donne. Come dei media rappresentano e racontano il corpo delle donne. Sono entrambi episodi gravi, ma molto diversi tra di loro”.
Pausa. “Ho l’impressione che dovrà passare molto tempo prima che i corpi degli uomini siamo trattati nelle stesso modo dei nostri”. Il ministro saluta, se ne va, ma guardandola si capisce subito che la sua battaglia culturale è appena iniziata.
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