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    Il governo si spacca sul mandato d’arresto a Netanyahu. Crosetto: “Sentenza va eseguita”. Salvini: “Sarebbe il benvenuto in Italia, i criminali di guerra sono altri”

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 22 Nov. 2024 alle 12:17

    Il governo italiano si spacca sul mandato d’arresto a Netanyahu

    Il mandato d’arresto per il premier israeliano Benyamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant emesso dalla Corte penale internazionale dell’Aia spacca il governo italiano con diversi esponenti dell’esecutivo, da Crosetto a Salvini, che hanno espresso pareri contrastanti sulla sentenza.

    Pur giudicando “sbagliata” la sentenza, infatti, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, aveva sottolineato come il mandato d’arresto andrebbe comunque eseguito.

    Ospite di Porta a Porta, infatti, Crosetto ha dichiarato: “Io ritengo che la sentenza della Corte penale internazionale sia sbagliata”. Ma se Benyamin Netanyahu e Yoav Gallant “venissero in Italia dovremmo arrestarli perché noi rispettiamo il diritto internazionale”.

    “Penso che hanno fatto una sentenza che ha messo sullo stesso piano il presidente israeliano e il ministro della Difesa con chi ha organizzato e guidato l’attentato che ha massacrato e rapito persone in Israele – ha aggiunto Crosetto – Cioè quello per cui è partita la guerra. Sono due cose completamente diverse”.

    Di diverso parere il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, che ha invece affermato: “Io conto di incontrare presto esponenti del governo israeliano e se Netanyahu venisse in Italia sarebbe il benvenuto. I criminali di guerra sono altri, non entro nel merito delle dinamiche internazionali.

    “Israele è sotto attacco da decenni, i cittadini israeliani vivono con l’incubo dei missili e con i bunker sotto le case da decenni – ha aggiunto il leghista – Adesso dire che il criminale di guerra da arrestare è il premier di una delle poche democrazie che ci sono in Medio Oriente mi sembra irrispettoso, pericoloso, perché Israele non difende solo se stesso ma difende anche le libertà, le democrazie e i valori occidentali. Mi sembra evidente che sia una scelta politica dettata da alcuni Paesi islamici che sono maggioranze in alcuni istituzioni internazionali”.

    Più cauta, invece, la posizione dell’altro vicepremier, nonché ministro degli Esteri, Antonio Tajani che ha dichiarato: “Vedremo quali sono i contenuti della decisione e le motivazioni che hanno spinto a questa decisione la corte. Noi sosteniamo la Cpi ricordando sempre che la Corte deve svolgere un ruolo giuridico e non un ruolo politico. Valuteremo insieme ai nostri alleati cosa fare e come interpretare questa decisione e come comportarci insieme su questa vicenda”.

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