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    Il sottosegretario leghista Armando Siri è indagato per corruzione

    Il sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, Armando Siri (Credits: Ansa/Alessandro Di Meo)
    Di Carmelo Leo
    Pubblicato il 18 Apr. 2019 alle 09:08 Aggiornato il 18 Apr. 2019 alle 13:13

    Il sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti e senatore della Lega Armando Siri è indagato per corruzione dalla procura di Roma, nell’ambito di un’inchiesta aperta a Palermo.

    Secondo le accuse, Siri avrebbe ricevuto del denaro (una mazzetta da circa 30mila euro) per modificare una norma da inserire nel Def 2018. A fare da tramite, l’ex deputato di Forza Italia e responsabile del programma della Lega sull’Ambiente, Paolo Arata, indagato per concorso in corruzione.

    La norma in questione – che in seguito non è stata approvata – avrebbe favorito l’erogazione di contributi per le imprese che operano nelle energie rinnovabili.

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    Le indagini

    Su Arata, docente universitario genovese, sta indagando da tempo la Dia di Palermo. Nel mirino ci sono i rapporti del professore con l’imprenditore Vito Nicastri, considerato il “re” dell’eolico siciliano.

    Nicastri si trova attualmente ai domiciliari, perché ritenuto vicino al superlatitante Matteo Messina Denaro. Una condanna che però ha spesso violato, permettendo agli inquirenti di scoprire le sue frequentazioni con Arata.

    Per i magistrati, tuttavia, Siri non sarebbe stato a conoscenza dei legami tra Nicastri e Arata.

    Adesso che sono stati trasmessi a Roma i documenti dell’inchiesta siciliana su Arata, il faro dei pubblici ministeri si è rivolto sulle frequentazioni del deputato di Forza Italia nella Capitale.

    Alcune intercettazioni avrebbero dimostrato il coinvolgimento di Siri, che è anche il consigliere economico del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, nonché l’autore della proposta di legge per l’introduzione della Flat tax.

    Nel filone siciliano dell’inchiesta, sono in tutto nove le persone indagate. Le indagini vanno avanti da circa sei mesi, nel totale riserbo visto il coinvolgimento di un membro del governo.

    Nella mattina di giovedì 18 aprile sono state disposte alcune perquisizioni, sia in Sicilia (all’assessorato regionale Energia), sia a Roma.

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    Le reazioni

    La reazione di Siri alla notizia dell’indagine a suo carico è stata di totale sorpresa: “Non mi sono mai occupato di eolico. Io indagato? Non so se ridere o piangere”, ha dichiarato il sottosegretario. “Sicuramente – ha aggiunto – non c’entro niente con vicende che possano avere risvolti penali. Mi sono sempre comportato nel rispetto delle leggi. Sono tranquillo”.

    “Respingo categoricamente – ha continuato Siri – le accuse che mi vengono rivolte. Non ho mai piegato il mio ruolo istituzionale a richieste non corrette. Chiederò di essere ascoltato immediatamente dai magistrati e se qualcuno mi ha accusato di queste condotte ignobili non esiterò a denunziarlo”.

    Il leader del Movimento Cinque Stelle, Luigi Di Maio, ha chiesto invece subito le dimissioni del sottosegretario. Il segretario della Lega, Matteo Salvini, ha espresso invece “piena fiducia in Siri”.

    C’è stato anche uno scontro dialettico tra Salvini e il Movimento. Il segretario leghista ha criticato la decisione di Di Maio di chiedere le dimissioni di Siri, rivendicando il suo garantismo dopo la notizia dell’indagine a carico di Virginia Raggi. Il M5s si è difeso dicendo che in quell’occasione “siamo immediatamente intervenuti noi con i nostri anticorpi”.

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