“Anzaldi licenziato dal Pd”, ma è una bufala
“Caro Dago, l’articolo uscito sul “Corriere della Sera” a proposito del mio presunto licenziamento dal Pd rappresenta un esempio davvero eclatante di cattivo giornalismo, una brutta pagina per un quotidiano di così grande tradizione”. Sono le parole di Michele Anzaldi a Dagospia. Il parlamentare e membro della commissione di Vigilanza Rai, spiega di aver dato le dimissioni dal Partito democratico lo scorso 26 settembre dopo essere passato a Italia Viva di Matteo Renzi, non è quindi vera la notizia secondo cui sarebbe stato il Pd a “scaricarlo”. Il parlamentare racconta di avere inviato una lettera all’ufficio del personale del partito.
Nell’articolo del Corriere della Sera si legge che Anzaldi, così come Luciano Nobili, sono dipendenti del Nazareno. Anzaldi, secondo quanto scrive il quotidiano diretto da Luciano Fontana, sarebbe dipendente nell’organigramma della comunicazione del partito.
“Anzaldi è in Parlamento dal 2013, da allora le casse pubbliche si sono fatte carico dei suoi contributi previdenziali”, scrive il Corriere, citando una telefonata in cui il tesoriere Zanda avrebbe evidenziato ad Anzaldi questa contraddizione. Ma Anzaldi smentisce: “Sarebbe bastata una semplice telefonata per sapere che ho dato le dimissioni dal Partito democratico da oltre un mese e sarebbe bastata una semplice verifica per appurare che i deputati si pagano direttamente i propri eventuali contributi figurativi, quindi a partire dalla mia elezione a deputato, nel 2013, il Pd non ha più avuto alcun costo a proprio carico”, spiega il deputato.
Anzaldi lancia un’accusa oltre che al Corriere della Sera, per non aver verificato la notizia, anche allo stesso Partito democratico, per non aver smentito la cosa.