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    Il presidente dell’Anac contro il Governo: “Vuole sottrarre il Recovery al nostro controllo”

    Il premier Mario Draghi. Credit: ANSA
    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 9 Giu. 2021 alle 11:31

    Il Governo prova a rassicurarlo, ma il presidente dell’Anac Giuseppe Busia non si lascia persuadere e insiste: con quella norma inserita nel Decreto Semplificazioni – a suo avviso – l’esecutivo vuole sottrarre all’Autorità Anticorruzione il controllo sulle procedure del Recovery Plan per richiamarlo a sé.

    Busia parla espressamente di “espropriazione”. “Difendo il principio che queste competenze siano poste in capo ad un’Autorità indipendente e non ad uffici governativi, come tali dipendenti gerarchicamente dal governo”, osserva in una intervista al Corriere della Sera di oggi, mercoledì 9 giugno.

    “Il controllo di un’Autorità, che è indipendente dal governo, è una scelta fatta nel 2013 di fronte ad istituzioni e investitori internazionali. Se si fanno passi indietro si rischia di perdere credibilità”, sottolinea il presidente dell’Anac, sempre più in rotta con il Governo.

    Dall’esecutivo non c’è nessuna replica ufficiale, ma si prova a gettare acqua sul fuoco mostrando la relazione illustrativa del decreto, dove – con riferimento al punto incriminato, ovvero l’articolo 6 – si spiega: “Rimangono integre e non modificate le competenze assegnate dalle vigenti discipline di settore alle autorità e in particolare all’Anac”.

    Busia, però, non arretra. “Decidendo a chi si danno gli appalti del Pnrr si definirà la mappa del potere economico dei prossimi 20 anni, qualcuno crescerà molto e qualcuno perderà. L’individuazione di questi soggetti deve essere al massimo della trasparenza dei criteri della concorrenza”, dice. “Anche per questo sarebbe stato inspiegabile trasferire competenze proprie come la definizione dei presidi anticorruzione e di trasparenza da un’autorità indipendente ad un ufficio governativo”.

    “Io confido che alla fine ci sia il pieno riconoscimento delle funzioni attribuite all’Autorità”, conclude il presidente Anac. “Non è una rivendicazione di competenze ma l’esigenza di rispettare i vincoli internazionali che l’Italia ha contratto nell’aderire alla Convenzione dell’Onu contro la corruzione”.

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