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    Altro che agenda Draghi: il prossimo governo dovrà attuare 434 decreti lasciati in sospeso dai migliori

    Di Maria Elena Marsico
    Pubblicato il 9 Ago. 2022 alle 12:56

    Sono 434 i provvedimenti ancora da attuare che rischiano di rallentare il cammino e che andranno a pesare sul prossimo governo, a riportarlo è il Sole24Ore. Questa è l’eredità dell’esecutivo di Mario Draghi che a sua volta aveva ricevuto 497 decreti da Giuseppe Conte, molti dei quali legati all’emergenza Covid. A questi si sono aggiunti poi altri necessari per far partire le nuove riforme e quelli emanati durante l’emergenza legata alla guerra in Ucraina e al caro energia. Per un totale di 1200 provvedimenti.

    Il 64% di questi è stato smaltito, per un numero di 764 decreti adottati. Un’accelerazione rispetto al passato, quando le percentuali di attuazione si attestavano intorno al 45-50%. Come si legge sul Sole24Ore, questo è dovuto al nuovo modello organizzativo voluto dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli che ha previsto un referente per ogni amministrazione. Questo sotto il coordinamento dell’ufficio del programma di governo.

    L’accelerata non basta

    Nonostante l’accelerata e le percentuali migliori rispetto al passato, restano, però, da portare a termine ancora alcuni decreti importanti: almeno 300 che riguardano leggi e decreti legge del governo uscente. Tra questi c’è il Pnrr 2, dove su 38 provvedimenti, ne mancano 29; la legge di Bilancio 2022 che ne aspetta 49 su 151. Dieci decreti attuativi, poi, erano contenuti nel Dl Aiuti bis che verrà pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale. Per 146, invece, è già scaduto il termine previsto per l’adozione. Questo quadro si aggiunge all’appuntamento che l’Italia ha a dicembre quando dovrà aver centrato i 55 obiettivi del Pnrr per ottenere la terza rata di 19 miliardi da Bruxelles.

    Cosa è in stand-by

    Intanto, in campagna elettorale viene issata la bandiera dell’ “agenda Draghi”, che metterebbe in ordine alcune misure e priorità, di cui il premier uscente mette in dubbio l’esistenza. Lo fa Azione, più di tutti, poi il Partito Democratico e Di Maio. Il nuovo governo dovrà lavorare su ciò che è rimasto in sospeso come la riforma del codice degli appalti e della concorrenza che va dalle concessioni balneari e idroelettriche ai taxi. In stand-by anche la riforma della giustizia civile, penale e tributaria. Si dovrà poi far fronte al caro energia. C’è la questione aperta del rigassificatore – impianto che trasforma il combustibile da liquido a gas – di Piombino che il governo uscente vorrebbe installare.

    Poi ci sono temi come il reddito di cittadinanza e il superbonus. E un’altra delle urgenze da affrontare potrebbe essere l’andamento della pandemia e l’accelerazione delle quarte dosi.

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