Solo una cifra: 914.860. Un numero, per una volta, espresso non in euro, ma in persone. Anzi, in bambine e bambini. Sono quelli che sono italiani di fatto, ma non per la legge, quelli che frequentano le nostre scuole sedendo nei banchi accanto ai nostri figli, ma da “stranieri”. Quest’estate, complici le dichiarazioni di Antonio Tajani, vicepremier e leader di Forza Italia, il tema della riforma delle procedure per ottenere la cittadinanza tricolore è tornato prepotentemente nel dibattito politico.
Onorevole Cattaneo, solo boutades agostane o si tratta di un tema davvero rilevante?
«Rilevante. Rilevantissimo, sicuramente. Però…».
Però?
«Però Forza Italia ha chiarito da subito che noi intendiamo essere coerenti e coesi. Coerenti col programma di governo e leali verso i nostri alleati».
Insomma, botte piena e moglie ubriaca?
«No, le ribadisco: si tratta di una questione importante e urgente, ma non è tra le priorità di questo governo. Se ne è parlato nuovamente solo perché le opposizioni hanno depositato alcune proposte di legge. Si tratta di un loro diritto sacrosanto e noi auspichiamo, anzi, che l’attività parlamentare possa essere sempre più intensa. Il Parlamento non può e non deve lavorare solo sulla ratifica dei decreti-legge o sulle proposte di iniziativa dell’esecutivo. Però…».
Un altro però?
«Ma sì, inutile girarci intorno. Se noi siamo interpellati per sapere cosa pensiamo su un tema specifico, come fatto dalle proposte del Pd, di Magi, di Azione, noi non possiamo che dire e dire e dire ancora quello che abbiamo detto in trent’anni! Noi siamo a favore di una strutturazione nuova e modernizzata delle procedure per l’ottenimento della cittadinanza italiana. Pensiamo che questo tema andrebbe articolato all’interno del percorso di studi che ragazze e ragazzi affrontano. Ma io distinguo: non è una priorità del Governo, pur essendo un libero tema del Parlamento che il Parlamento liberamente affronta. E come la pensiamo noi è noto e non è una novità. Ma mica siamo fessi».
Cioè, cioè?
«Cioè se Azione e altri gruppi si sono fatti l’idea di poter utilizzare gli emendamenti sullo Ius Scholae strumentalmente, nella speranza di creare delle divisioni tra noi e gli alleati, sbagliano di grosso. Otterranno qualche grammo di visibilità, forse, ma noi non metteremo in crisi l’esecutivo. E tra l’altro, a sinistra dovrebbero mettersi d’accordo tra loro, prima di cercare eventuali nostri dissidi».
Perché?
«Perché il Pd non condivide l’emendamento di Azione. Punto. Le basta?».
No. Mi perdoni. Mi sfugge di capire cosa farete quando le proposte arriveranno in Aula. Voterete come la Lega, o voterete come il Pd?
«Quando ci sono proposte di legge di iniziativa parlamentare può accadere che ognuno segua le proprie sensibilità. Che possono essere diverse dal perimetro dell’azione di governo».
Insomma, lei voterebbe a favore dello Ius Scholae?
«Se ci fosse una iniziativa del Parlamento, voterei secondo coscienza. Però sottolineo questo: non è corretto dire che io voterei, in futuro. È invece giusto ricordare che il mio partito ha già votato e presentato una riforma del diritto di cittadinanza che va in quella direzione. Nel senso che già nella passata legislatura Forza Italia ha lavorato su questo tema. Ma sa perché non è andata in porto quella riforma?».
Mi dica.
«Perché la sinistra non vuole una legge di riforma possibile, un progetto condiviso. Vuole lo Ius Soli. Che è, invece, un errore e noi non siamo d’accordo. Ma a sinistra prediligono, come sempre, una visione radicale. Anche se ne percepiscono l’irrealizzabilità».
Voi, invece?
«Noi chiediamo un percorso serio. Severo, rigoroso, giusto».
Quale?
«Due cicli interi di studi, conclusi con successo. Qualcuno di noi suggerisce anche di fare degli esami finali che valutino la conoscenza della lingua, della cultura di questo Paese, dei nostri valori. Noi siamo dei liberali».
In concreto?
«Senta, io prima che essere un parlamentare sono un padre. Ho dei figli che vanno a scuola, crescono fianco a fianco con altri ragazzi di tante provenienze geografiche diverse, perché oggi le classi sono sempre più miste, riflettono il melting-pot della società. Ecco, a me parrebbe strano immaginare che i ragazzi con cui i miei figli sono cresciuti, con cui hanno fatto e terminato il corso di studi, che parlano la stessa lingua dei miei figli, che escono con loro, che insieme fanno sport (e che poi magari vincono pure le medaglie!), poi debbano aspettare all’infinito la cittadinanza italiana».
Un’impostazione che però fa a cazzotti con le idee espresse, anche in questi giorni, dai suoi alleati di governo, che invece si stanno cristallizzando su posizioni sempre più chiuse e intransigenti. Non ha letto cosa dice Vannacci?
«Lei è un provocatore, ma mica mi smuove. Glielo ripeto, mi ascolta?».
Prego, ripeta.
«La nostra priorità è senza tentennamenti l’azione di governo. Non c’è alcun dubbio che noi parlamentari e dirigenti di Forza Italia lavoreremo per completare la legislatura. Andremo fino in fondo. Noi non destabilizziamo. Però ascoltiamo anche il presidente della Repubblica».
Che ha detto…?
«Mattarella ha opportunamente richiamato il Parlamento alla sua natura di legislatore, che dibatte, dialoga e decide nella propria libertà. Ognuno deve poter dire e fare quello che pensa. Ma noi non metteremo mai in difficoltà quel progetto che nasce da un’intuizione di Silvio Berlusconi, quel centrodestra che noi abbiamo fondato e che abbiamo mantenuto strenuamente vivo e vitale».
Ritorno sulla domanda: lei non ritiene che le posizioni della Lega siano sempre più eversive rispetto all’idea berlusconiana del liberalismo di massa?
«Ma no, eversive no!».
Le pare in linea con la cultura liberale definire anormali gli omosessuali, non conformi ai “canoni somatici italiani” le persone di colore, volersi sincerare che non abbiano la pelle squamata come i visitors, negare che l’aborto sia un diritto?
«Guardi, mi risulta che Vannacci non sia un iscritto della Lega. È stato evidentemente candidato per ragioni elettoralistiche, ha avuto successo, ma anche molti colleghi di quel partito hanno sottolineato di avere posizioni e sensibilità diverse da quelle che lei citava. La Lega è un partito di governo, un partito responsabile e io mi trovo benissimo a lavorare insieme alla Lega. Se poi su alcuni temi la pensiamo un po’ diversamente, questo per me è il sale della democrazia».
Un po’ molto diversamente, onorevole Cattaneo…
«No, sul 99% la pensiamo uguale. Vedo che si utilizza un metro diverso per il centrosinistra, invece».
Mi spieghi.
«Il vero valore del centrodestra è che, pur avendo storie ed elettorati diversi, poi riesce a fare sintesi e a tenere un perimetro comune. Invece il cosiddetto Campo largo si mette insieme tra mille contraddizioni, con partiti che hanno visioni del mondo sideralmente lontane. Ma a tutti sembra naturale!».
Temete il Campo largo?
«Beh, è un dato matematico, prima che politico. Se allargano la base di consenso, diventano competitivi. A quel punto anche il centrodestra sarà chiamato ad allargare la propria piattaforma di favore. In questa prospettiva, lo chiedo retoricamente, chi può convincere nuovi elettori?».
Chi?
«Evidentemente l’unico partito che si può espandere al centro, perché a destra non ci si può certo estendere. Ecco, l’azione di Forza Italia, pur nel perimetro del centrodestra, è preziosa per tutta la coalizione».
Renzi che ha cominciato a tubare con la Schlein, porta a sinistra voti moderati? Siete in concorrenza?
«Non credo. Renzi nelle ultime elezioni, sia europee sia politiche, ha mirato esplicitamente agli elettori del centro. Gli italiani moderati, però, hanno detto cosa vogliono: hanno votato tre volte più volentieri Forza Italia, il centro del centrodestra. A maggior ragione lo faranno con Renzi che bacia la sinistra. Poi saranno problemi di Renzi, da quelle parti…».
Perché?
«Beh, veda lei: va con la Schlein che propone il referendum sull’abolizione del Jobs Act, che lui promosse. Va con Conte, di cui ha detto le peggiori cose e che vuole il Reddito di cittadinanza. Va con forze programmaticamente giustizialiste e manettare, anche se lui fa del garantismo una bandiera identitaria».
Non è che ce l’ha con Renzi perché ha definito Tajani il «Sor Tentenna», anche sullo Ius Scholae, perché non ne voterà la proposta di legge, temendo che cada il Governo?
«Il fatto che Tajani non faccia cadere i governi a cui appartiene mi sembra un valore. Invece, senza fare nomi, altri amano farli andare a scogli…».
Renzi?
«No, io questo non lo voglio dire. Ma credo che la disciplina di coalizione sia una virtù. Poi, se sui temi saremo capaci di aprire delle discussioni parlamentari franche, noi le affronteremo con coerenza. Lo facemmo anche sulla legge Zan, ma furono le sinistre a rifiutare un accordo che contemperasse le varie sensibilità. Radicalità contro concretezza, ancora una volta».
È giunto il momento di ampliare i diritti civili?
«Sì. Assolutamente. Ma dobbiamo rispettare tutte le idee. Il pragmatismo di noi liberali avrebbe già condotto da tempo ad avere delle leggi sui diritti civili più moderne, più al passo con i tempi. Dalla legge Zan alla maternità, dalla cittadinanza al diritto di famiglia. Però la sinistra italiana fatica a dialogare. Loro sembrano molto più interessati a rivendicazioni di carattere ideologico, a piantare delle bandierine, più che a migliorare la vita dei cittadini trovando soluzioni concrete e il più possibile condivise».
Legge Zan, nuovo diritto di nuove famiglie… Ma mi dica la verità, voi state facendo di tutto per far inciampare la Meloni e far andare a casa questo governo?
«È stato già chiarito e colgo l’occasione di questa chiacchierata per ribadirlo: Forza Italia sta nel centrodestra, l’ha inventato, ci starà e la priorità assoluta è la stabilità del governo che in alcun modo sarà minata. È chiaro?».