Capita molto spesso che le elezioni le vincano i non votanti. E ogni volta partono le lamentele. È in crisi la democrazia, ha detto Giorgia Meloni. Ma la storia
dimostra che nei sistemi dittatoriali votano folle oceaniche. Oggi però vorrei approfondire un tema più terra terra. Perché siamo pochi a votare ma votiamo molto spesso. E in maniera confusa. A volte su due giorni a volte su un giorno solo. Non riusciamo quasi mai ad accorpare elezioni diverse creando i famigerati election day. E se poi alle comunali nessuno raggiunge il 50 per cento c’è un’ulteriore punizione, il secondo turno.
Qualche volta. Perché dipende dalle regioni. Diciamolo: è come il discorso del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno. I commentatori ed i politici piangono
perché un italiano su due diserta le urne. Io mi meraviglio che l’altro italiano dei due vada al seggio elettorale anche sapendo che non servirà a nulla. Il giorno dopo le elezioni guardiamo i telegiornali e ci accorgiamo che hanno vinto tutti. E piomba su di noi uno scoramento galattico: ma se hanno vinto tutti che abbiamo votato a fare?
Le elezioni non sono sexy, questo dobbiamo dirlo. Quante cose potremmo fare invece di mettere crocette? Quanti bagni potremmo fare a Rimini? Quante passeggiate sulle Dolomiti? Quante gite a Venezia invece che stare in coda, rispettando il distanziamento, con la mascherina, che poi c’è sempre qualcuno che dice che anche il naso deve stare dentro? E allora facciamolo dannazione! Prendiamo il coraggio a due mani e realizziamo la rivoluzione elettorale: il voto per posta.
Abbandoniamo il segreto dell’urna e distendiamoci nella serenità del nostro salotto. Apriamo la scheda elettorale che ci è stata recapitata nella cassetta postale, mettiamo le nostre brave crocette, chiudiamo con una bella leccata la busta, mettiamo il francobollo e via, con calma e libertà, la depositiamo nella buca delle lettere.
In Svizzera, dove lo hanno fatto, c’è stato un incremento del 15 per cento (a Ginevra, tanto per dire, del 50 per cento). Lo so, ci sono delle controindicazioni, la segretezza del voto viene un po’ sacrificata. I mariti possono mettere il becco nelle decisioni delle mogli, i genitori in quelle dei figli. I segretari dei partiti potrebbero organizzare dei simpatici raduni nelle sezioni per un voto collettivo e pubblico. Ma non si può avere tutto. E poi, in alternativa, c’è sempre il voto elettronico, che in via sperimentale in qualche regione è già stato realizzato. Orsù, se volete le folle oceaniche, dateci una mano. Non ne possiamo più di sacrificare i nostri week end per fare contenti Salvini e Letta.
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