Tornano i vitalizi ai condannati definitivi per reati gravi e contro la Pubblica Amministrazione, ma “non è stato nessuno”. L’evoluzione della saga sui poveri senatori alla Formigoni che lamentano il diritto di ricevere i soldi che gli spettano e di non restituire i soldi che hanno rubato (lo sancisce una sentenza definitiva: è giustizia, non giustizialismo) raggiunge livelli di mimetismo codardo che sfida l’intelligenza degli elettori e che mostra in tutto il suo splendore la cifra etica della classe dirigente.
In breve: il Consiglio di Garanzia del Senato, presieduto dal berlusconiano Vitali, ha deciso di confermare la scelta della Commissione Contenziosa di ripristinare il bonifico all’ex presidente di Regione Lombardia. Ora toccherà alla presidenza del Senato prenderne atto e avviare l’iter. La restituzione dei vitalizi ai condannati è sostanzialmente cosa fatta, nonostante la politica (praticamente tutta) provi goffamente a dimenarsi inscenando un’opposizione (o anche solo una discussione) sull’argomento.
In Senato, ieri mercoledì 26 maggio, si è discusso di vitalizi approvando pilatescamente tutte e tre le mozioni che erano state presentate (quella di M5S, Pd e Leu, quella di Italia Viva e quella di Lega e Forza Italia): quella del centrosinistra chiede agli uffici del Senato di studiare una soluzione per applicare la legge Severino, la mozione del centrodestra chiede di “rivalutare” la direttiva che aveva imposto lo stop al vitalizio per i condannati per reati gravi, mentre Italia Viva chiede di “disciplinare i casi di revisione o revoca del vitalizio” per i senatori “condannati in via definitiva per delitti di particolare gravità”.
Tutto bello, se non fosse che quelle mozioni sono praticamente inutili poiché la Commissione Contenziosa (in sostanza un tribunale interno al Senato) ha di fatto annullato la delibera del Consiglio di Presidenza che aveva previsto la revoca del vitalizio, innescando di fatto un conflitto di poteri che dovrebbe piuttosto essere portato alla Corte Costituzionale.
Il punto in cui siamo l’ha spiegato bene l’ex presidente del Senato Pietro Grasso: “Abolendo del tutto la delibera del 2015 si spalancano nuovamente le porte del vitalizio non solo ai senatori condannati per corruzione ma anche per mafia o terrorismo. Spero proprio che non sia un effetto voluto, ma solo una distrazione”. Forse sarebbe ora di abbandonare la battaglia “formale” per prendere una decisione sostanziale: siete contro il ripristino del vitalizio ai condannati? Non fingete di non sapere quali siano i passaggi che servono per applicare la vostra decisione. È una questione di credibilità, oltre che di vitalizio.