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    La videolettera di Riccardo Bocca: “Caro Pirlo, l’improvvisazione è un lusso anche per un predestinato”

    Di Riccardo Bocca
    Pubblicato il 3 Dic. 2020 alle 10:51

     

    La videolettera di Riccardo Bocca: 3 dicembre 2020

    Carissimo Andrea Pirlo,
    le invio questa videolettera perché lei, all’inizio del campionato, rappresentava una figura ben nota al popolo italiano fuori e dentro al mondo del calcio: ovvero quella dell’uomo della provvidenza, del Dio laico sceso in terra per risollevare le sorti di qualcosa o qualcuno. Un fenomeno, in sintesi.

    Un protagonista del calcio che, senza essersi mai seduto prima sulla panchina di una squadra è riuscito addirittura a diventare mister della Juventus e a sostituire il collega Sarri, naufragato nel frattempo tra le onde della Champions League ma comunque vincitore dell’ultimo scudetto.

    Una bella soddisfazione, per un fuoriclasse del pallone come lei, ritrovarsi direttore d’orchestra di atleti stellari. Solo che poi la favola ha preso un’altra piega, amara e ostica da gestire. Basti dire che in queste prime 9 partite lei ne ha vinte 4 (di cui una a tavolino) e pareggiate 5, contro le 7 vittorie e 2 pareggi del suo predecessore.

    Un bottino che anche i non fanatici di calcio capiscono essere poco soddisfacente. Anche perché accompagnato da uno antipatico ronzio di sottofondo: “Ecco – dice qualcuno – cosa succede quando si premia un uomo sì di talento, ma senza un giorno di gavetta, di rodaggio, di esperienza maturata nel nuovo ruolo richiesto”.

    Un po’ come succede nella vita comune. A tutti è capitato di assistere all’ascesa di chi non ha chilometri di mestiere, eppure agguanta il posto che sarebbe invece perfetto per chi ha un curriculum solido. Uno spettacolo che lascia sempre straniti, al di là del settore in cui si lavora. Certo, caro Pirlo, lei è stato in calzoncini corti il simbolo di una genialità non soltanto sportiva, ma quasi artistica, ed è inutilmente feroce chi oggi la sommerge di critiche e sarcasmi. Però in panchina, in giacca e cravatta, la storia è oggettivamente diversa. E non perdona, neppure ai predestinati, il lusso dell’improvvisazione.

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