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    Meloni tace, il nazifascismo brinda: la videolettera di Riccardo Bocca

    Di Riccardo Bocca
    Pubblicato il 8 Apr. 2021 alle 10:48 Aggiornato il 8 Apr. 2021 alle 19:04

     

    La videolettera di Riccardo Bocca: 8 aprile 2021

    Carissima Giorgia Meloni,
    le invio questa videolettera perché a Verona nei giorni scorsi gli adepti di Gioventù Nazionale – ovvero la formazione junior del suo Fratelli d’Italia – si sono contraddistinti per una prodezza degna del massimo avvilimento: inneggiare sui social a un criminale di guerra nazista.

    Si tratta di Leon Degrelle, ufficiale delle SS noto anche con l’appellativo di “figlio adottivo di Hitler”, del quale è stato celebrato con un post su Facebook l’anniversario della morte. Una figura che, senza dubbio, meriterebbe il dimenticatoio e che invece sciaguratamente è stata riportata all’attenzione pubblica.

    Tutto questo rientra nel capitolo, già abbastanza intasato, dell’apologia nazifascista. Ma non è soltanto questo il problema. Il punto, cara Meloni, è che, dopo la presa di distanza obbligata del segretario provinciale veronese di Fratelli d’Italia, da parte sua non è giunta una condanna dura, drastica, inequivocabile del fatto. Anzi, si è chiusa in un silenzio d’acciaio.

    Non è un dettaglio secondario, bensì un macigno politico e culturale. Ma come? Lei, giorno dopo giorno, cresce nei sondaggi a discapito della Lega salviniana, il suo partito è quello più rilevante all’opposizione del coccolatissimo governo Draghi, e lei non sente la necessità di scolpire a lettere cubitali il distacco da un simile episodio di imbecillismo storico?

    In questo modo ha gioco facile chi la accusa di non allontanare dal suo universo teorico e pratico i nostalgici del peggio, e si trova a dover incassare i richiami di chi crede in una democrazia esente da fantasmi criminali. Parole, cara Meloni, che non dovrebbe farsi scivolare addosso ma – anzi – dovrebbero aiutarla a liberarsi dall’ambiguità.

    Non basta la sua data di nascita a garantire una solida distanza dalle mestizie del fascismo e dei suoi parenti. Lei dovrebbe schierarsi duramente – se davvero vuole entrare nella modernità – contro i saluti romani dei militanti, contro i nostalgici in salsa nazista e soprattutto contro coloro che accettano le loro provocazioni.

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