La videolettera di Riccardo Bocca: 11 febbraio 2021
Carissimo Mario Draghi,
le invio questa videolettera perché tutti hanno potuto notare come il suo avvento nel campo della politica italiana sia stato accolto con ovazioni che non si sentivano almeno dai tempi dei Mondiali dell’82.
Niente di cui stupirsi. Lei è autorevole, competente, esperto e soprattutto a perfettissimo agio nei luoghi delle decisioni vere: quelli, per intenderci, dove le telecamere non hanno diritto di accesso. Un profilo extra-large,molto difficile da sminuire nel parlamentino dei soliti talk show e tantomeno con qualche tweet.
Gran parte dei politici, d’altronde, hanno indossato gli scarpini da corsa per arrivare primi a offrirle la loro disponibilità, e così pure molta stampa felice di poterla chiamare non banalmente Mario ma SuperMario.
Dopodiché, però, emerge un problema: uno di quelli con P maiuscola, che neanche il suo carisma può cancellare, e che anzi emerge con prepotenza proprio a seguito del suo essere premier e magari un giorno presidente.
Sto parlando della capacità della nostra politica di rigenerarsi dopo i lacrimevoli fallimenti, recenti e passati, e di costruire – dopo aver seguito con animo scolaretto i suoi suggerimenti – un patto con il popolo fatto non di emergenza ma di solidità, credibilità e lungimiranza.
Una svolta, caro Draghi, che esula dal suo mandato in stile pronto soccorso per la gestione dei 209 miliardi del Recovery Fund e per l’efficacia della campagna vaccinale. Un salto di qualità, partitico e parlamentare, da cui dipende il nostro futuro sociale e strutturale: quello, per intenderci, ancora fatto di nebbia.
La videolettera di Riccardo Bocca: puntate precedenti
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