LA VIDEOLETTERA DI RICCARDO BOCCA: 3 GIUGNO 2021
Carissima Barbara D’Urso,
le invio questa videolettera perché nell’arco dell’ultima stagione televisiva lei ha subìto una tele-mutazione genetica straordinaria: è passata dall’essere il Robocop degli ascolti felici di casa Mediaset a personaggio ingombrante a cui togliere spazi.
Prima furoreggiava con l’appuntamento serale di Live – Non è la D’Urso, dopodiché il suo editore ha deciso di toglierle microfono e telecamere. Stesso esito che le cronache specializzate danno adesso per scontato per Domenica Live, traumatizzata dalla concorrenza di Raiuno dell’acchiappa-share Mara Venier.
Succede. Può capitare a chi per mestiere naviga in tv di affondare con la propria corazzata. E però, cara D’Urso, questa volta non è come tante altre volte: perché lei è il personaggio simbolo di un modo amaramente specifico di stare in video, ovvero quello che viene catalogato come “super-trash”.
Un fantasmagorico accrocco fatto di gossip, cronache pop-vip, dolori assortiti di ogni genere e intensità e – a fine menù, come dolce – affettuosità garantite per i leader politici, accarezzati in studio con la confidenza del “tu”. Ingredienti che avvelenano, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, il pozzo della decenza pubblica e che riescono anche a confondere, a lungo andare, il senso della realtà nelle persone più fragili. Ma, attenzione: erano anche strumenti necessari e funzionanti per costruire ascolti .
Ora, cara D’Urso, questa verità granitica pare meno scontata. Certo, le resta l’appuntamento pomeridiano dal lunedì al venerdì, per spargere il suo verbo. E però i numeri, e non soltanto i suoi numeri, dicono che nell’aria c’è voglia d’altro: non tanto di “super trash” quanto di rispetto dei sentimenti e della dignità personale. Il ché in televisione dovrebbe essere assolutamente scontato, e invece non lo è affatto.
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