La videolettera di Riccardo Bocca: 28 gennaio 2021
Carissimo Amadeus,
le invio questa videolettera perché tutti gli occhi dei giornalisti e della pubblica opinione sono già fissati sulla prossima edizione del Festival di Sanremo, che condurrà assieme all’amico Fiorello. E, dato l’incubo pandemico che ci circonda, le polemiche hanno assunto un tono quanto mai fosco e amaro.
Da una parte, infatti, c’è la determinazione – sua e di chi in Rai ha l’onere dello show – a garantire in sicurezza lo svolgimento delle serate dal 2 al 6 marzo. E dall’altra, invece, i toni agitati di chi dal mondo del teatro, ad esempio, invoca pari attenzioni e permessi per riaprire al più presto.
Non basta, come ha fatto Fiorello, invitare a considerare l’Ariston una sala che in occasione del Festival diventa studio televisivo, con l’utilizzo di figuranti in sala. Non basta non perché le sue parole siano sbagliate, ma perché ad alimentare le polemiche è, ancor prima della ragione, un’overdose di disperazione.
Tutti gli operatori dello spettacolo – lo sa benissimo anche lei, Amadeus – sono affamati di formule e aiuti per ripartire al più presto dopo una pausa infinita. E il Festival è diventato involontariamente il bersaglio grosso e naturale di tanto dolore e preoccupazione.
Ecco perché è importante che lei rimarchi con il pennarello indelebile che Sanremo non è soltanto un video-business cruciale per la Rai sul fronte del denaro e dell’immagine, ma anche un luogo mediatico utile per chiamare a raccolta milioni di telespettatori e farli sentire per qualche ora lievi e uniti.
Chi se ne importa di chi saranno i cantanti, di chi saranno gli ospiti serata dopo serata. Chi se ne importa persino di chi alla fine vincerà la gara. Quello che conta piuttosto, caro Amadeus, la capacità – implicita, a volte, nella leggerezza – di accarezzare il cuore delle famiglie e gli animi esausti. Una missione che merita rispetto e sostegno.
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