La giornata del 25 aprile ha sempre rappresentato per gli italiani il ricordo della liberazione dall’oppressione nazi-fascista che ha prodotto un’infinità di vittime, il genocidio del Popolo ebraico, e la distruzione completa dei tanti Paesi, spesso rasi al suolo. In sostanza il 25 aprile ha avuto il significato altissimo della vittoria della civiltà sulla inciviltà della guerra.
Quest’anno questa giornata ha visto invece un deprecabile contrasto tra coloro che ancora esaltano la guerra e coloro che invece desiderano mantenere la pace.
E in effetti non c’è nessun paragone da fare fra il 25 aprile e l’evoluzione della situazione ucraina di recente verificatasi, perché nel primo caso si è perseguito un obiettivo di alto valore etico e morale e cioè la lotta contro la violenza e l’oppressione, mentre in Ucraina sta serpeggiando non solo l’istinto di difesa, ma anche un desiderio offensivo di rivincita al quale chi ama la pace non può certo aderire.
Infatti il successivo 26 aprile si è avuta la tristissima notizia che i Paesi, come l’Italia, che si erano schierati a favore del diritto di difesa degli ucraini, a seguito dell’aggressione russa, si sono riuniti, sotto la guida della Nato e degli Stati Uniti, per dare una svolta alla guerra in atto, la quale, secondo quanto dichiarato dagli USA, non ha più il fine di aiutare il Popolo aggredito nella sua legittima difesa, ma quello di indebolire la Russia.
Si tratta di un cambiamento radicale che incide molto negativamente sulla decisione di inviare armi all’Ucraina per un fine diverso da quello della legittima difesa.
Impressionante il fatto che questa vera e propria escalation della guerra, che da difensiva diventa offensiva, è stato approvato, non solo dai 27 Stati appartenenti alla Nato, ma da 43 Stati del mondo, oscurando così le speranze di pace che pur sono ancora vive nella maggioranza dei Popoli della Terra.
In detta riunione Boris Jonshon ha dichiarato che gli ucraini hanno il diritto di bombardare città della Russia con le armi ricevute dai Paesi che la sostengono, e d’altro canto Lavrov, molto legato a Putin e ministro della difesa russa, ha dichiarato che i russi possono bombardare i Paesi, come l’Italia, che hanno inviato armi agli ucraini, non nascondendo la possibilità di un ricorso a una guerra nucleare.
Chi ha sempre sperato in una soluzione pacifica del conflitto vede oggi soltanto una gravissima escalation del conflitto stesso, mentre le posizioni politiche, da un lato di Putin, che pretende di impadronirsi del Donbass, di Odessa e dell’intera costa del Mar Nero, e dall’altra la posizione di Zelensky che non vuol cedere nemmeno un centimetro del territorio, da lui considerato, ucraino, costituiscono una barriera insormontabile per qualsiasi tentativo di soluzione diplomatica.
Pertanto lo spettro di una guerra totale, con la distruzione di migliaia di vite umane, e foriera di immensi dolori fisici e morali, e probabilmente della distruzione dell’intera vita sul Pianeta, finisce per occupare interamente l’oggetto del nostro sguardo.
Una volta che si è scelta la via della forza è ovvio che ognuno la impieghi in modo totale e il risultato non può essere altro che una distruzione totale.
È incredibile che questo elementare pensiero, che ha il suo fondamento nella probabilissima utilizzazione della bomba atomica, non attraversi minimamente la mente dei nostri governanti, i quali, per un verso o per l’altro, ci stanno spingendo alla più totale rovina materiale e spirituale.
Contro questa posizione illogica, che non tiene in alcun conto la vita delle persone, soprattutto innocenti, e non tiene in nessun conto la distruzione anche degli affetti più intimi, lacerati dalla morte di genitori o di figli, l’unica soluzione proviene dall’articolo 11 della nostra Costituzione, secondo il quale, non solo “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri Popoli e come mezzo delle soluzioni delle controversie internazionali”, ma pone molta evidenza anche su un aspetto costruttivo, il quale risulta dalle seguenti parole: “essa consente, in condizione di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni e promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.
Voglio dire che occorre ora, non una riunione della Nato e di altri Paesi conformi alle idee bellicose degli Usa, ma una nuova riunione del maggior numero di Popoli della terra, che riesca a modificare la carta delle Nazioni Unite, la quale mira alla costituzione della pace nel mondo, ma contiene il madornale errore di aver dato ai cinque Paesi vittoriosi della Seconda Guerra Mondiale (Usa, Russia, Cina, Inghilterra e Francia) un diritto di veto nei confronti delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza nella materia della sicurezza internazionale.
Sappiano, infatti, che la questione dell’aggressione della Russia all’Ucraina è stata portata all’esame di detto Consiglio il 25 febbraio 2022, dagli Stati Uniti, dall’Albania e da un’ottantina di altri Paesi, per ottenere la condanna dell’aggressione russa, definita “un assalto alla carta dell’Onu e alla pace mondiale”.
Il Consiglio di Sicurezza ha risposto positivamente con 11 voti favorevoli e 3 astensioni (Cina, India, Emirati Arabi), ma tutto è saltato per il veto della Russia.
Come si nota, se non vi fosse stato il veto della Russia, l’Onu avrebbe potuto mandare i caschi blu, reprimere l’aggressione russa e ripristinare la pace, che oggi è in grave pericolo proprio perché questa risoluzione è stata bloccata dal veto russo, spingendo (cosa che mai sarebbe dovuta avvenire) gli Stati Uniti e la Nato e numerosi altri Paesi a un’escalation militare senza precisi obiettivi, se non quelli della reciproca distruzione di immensi territori e sopratutto dell’Europa, che si trova risucchiata in un conflitto al quale essa è del tutto estranea.
Mi rivolgo pertanto a tutte le associazioni che vogliono la pace, come Amnesty International, Medici senza Frontiere, il movimento giovanile di Greta Tumberg e tanti altri, affinché si uniscano in una sola compagine composta specialmente da giovani, i quali, in nome di quanto già scritto nella Costituzione italiana (e facilmente rinvenibile in altre Costituzioni) riescano a strappare con le loro mani nude le armi da questi governanti che certamente non agiscono nell’interesse della vita dell’uomo e del Pianeta.
Raccomando a tutti di far in modo che i principi così chiaramente esposti nella Costituzione italiana costituiscano una guida per la stesura di una nuova Carta dell’Onu. Sia ben chiaro che il diritto di veto dei 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza annienta le finalità di quella Carta, le quali sono soprattutto quelle di trasformare la Comunità internazionale, che è stata e resta una Comunità di fatto, in una Comunità giuridica capace di esprimere in modo concreto la volontà di pace del mondo intero, divenuta certamente vincente da quando, con l’invenzione della bomba atomica, la guerra, e cioè il ricorso alla forza, ha perso l’originario fine di rendere vittorioso il più forte, poiché il fine della guerra atomica è solo la distruzione totale dell’intero Pianeta.