Per favore qualcuno prenda Tommaso Paradiso e lo riporti ai giorni nostri. Con un accrocchio, una macchina del tempo, magari uno skateboard truccato preso con i 500 euro del bonus mobilità del Governo, che ne so?! Però se avete un po’ di cuore intervenite, prima che sia troppo tardi. Prima che riaverlo ospite del 2020 diventi una trama più complessa di “Ritorno al futuro”.
Oddio, non è che quelli non più di primissimo pelo, come il sottoscritto, non provino un brividino di piacevole rivalsa lungo la schiena vedendo un giovane e acclamato cantautore tra i più cool dell’odierno cocuzzaro pascolare lieto nelle sonorità e negli schemi degli Anni ’80, però fa un po’ strano.
La polemica, che impazza sul web, nasce dall’ascolto dell’ultimo singolo del nostro, “Ricordami”, che già dal titolo fa molto preghiera laica da cruscotto. Del resto come fai a dimenticarlo, un orecchiabile ritornellone così? Rischia di propagarsi più del Covid al Billionaire.
Posseduto totalmente dallo spirito di Pupo e Gianni Togni, innestato il sax di Fausto Papetti a fare da contorno, Tommy Paradise si lascia andare a una tale sequela di banalità senza capo né coda, che viene da rimpiangere il generatore di testi casuali di tanti pezzi sanremesi.
“Noi che crediamo solo ai sogni e basta. Noi che fumiamo quando va la pasta”, è il ponderoso verso d’attacco di Tommaso, che subito ci porta nella nuova corrente del minimalismo spaghettaro tanto cara all’autore. Il quale poi vira sul pietismo da WhatsApp: “Noi che sbagliamo a mandare i messaggi; nessuno che capisce i nostri sbagli”. Roba da andare in analisi. Attimi ed eccolo ancora altrove, sgrammaticato ma stallone più che mai: “A noi che non ci piace fare finta; a noi che a volte non abbiamo grinta. Amore Sally Toccami la mano; scopiamo pure su questo divano”.
La fase tormentato/passionale lascia però subito spazio alla speranza: “E se finisse pure il mondo adesso; la nostra vita resterà lo stesso. Abbracciami, baciamoci, ricordami, tanto comunque andrà sarà un successo”. Con un richiamo netto alla frase, “Comunque vada sarà un successo” che negli anni è diventata ironico lasciapassare di ogni nefandezza televisiva.
Il finale della parte inedita (il resto, purtroppo, si ripete) è un vero e proprio fuoco artificiale: “Tu che mi dici asciugati i capelli; tu che ti svegli sempre dopo di me; io che non so neanche che giorno è; ma son contento ce ne andremo in vacanza”. Andrebbe cantato con la faccia di Carlo Verdone in “Un sacco bello”.
Ora, se vi sembra che Tommaso Paradiso abbia ingoiato una puntata di “Io e te” di Pierluigi Diaco, potreste non essere lontani dalla realtà. Il tutto però trasportato come sonorità nella metà degli Anni ’80. Quell’Eldorado canzonettaro che il nostro sembra percorrere inspiegabilmente a testa alta. Mentre su Twitter si sbeffeggia e si invoca invano lo spirito dei TheGiornalisti. A me invece piace parafrasare Jovanotti, con la sua celeberrima “Ragazzo fortunato”: “Se devo dirla tutta, questo non è (il) Paradiso; all’inferno delle banalità, io abbozzo col sorriso”.