Google può fornirci in pochi istanti informazioni su quasi tutto lo scibile umano digitando semplicemente una parola su una barra di ricerca. Chat GPT permette di creare testi e suggerisce idee dietro un nostro semplice input. Midjourney è in grado di consegnare immagini di qualsiasi genere, raffiguranti qualsiasi soggetto e per di più nello stile che preferiamo.
Questi sono solo alcuni dei numerosi strumenti tecnologici alla portata di tutti che stanno avendo un impatto crescente sulle nostre vite, mostrando come le macchine siano in grado di creare cose che fino a un passato non troppo remoto sembravano impensabili.
Mentre c’è chi ragiona su come questo ruolo delle macchine possa gradualmente marginalizzare il ruolo dell’uomo, ponendosi interrogativi che la filosofia come la fantascienza si fanno da tempo, spesso rischiamo di dimenticarci una cosa: tutti questi strumenti sono stati creati dall’uomo.
Possiamo infatti creare software che rispondano alle nostre domande, che ci forniscano le informazioni più disparate, che creino testi o immagini di qualsiasi genere, ma il potentissimo software che li ha creati è l’immaginazione umana, la stessa che non a caso ha creato fin da tempi lontani opere letterarie che hanno al centro il rapporto tra uomini e macchine.
Come i software tecnologici, anche l’immaginazione può però portare con sé cose negative. Le guerre, le violenze compiute dall’uomo esistono perché il primo che le ha messe in pratica le ha per forza di cose immaginate e perciò non possiamo pensare che la nostra testa, avendo simili potenzialità, sia in grado di fare esclusivamente del bene. Ma anche la tecnologia, la stessa che ha portato l’uomo nello spazio, che ha trovato cure per malattie che sembravano inevitabilmente fatali, ha realizzato anche la bomba atomica. Ma attenzione, nessuna di queste cose si è creata da sola: sono opera dell’uomo che prima di metterle in pratica le ha immaginate, e se non hanno avuto l’esito per cui erano state pensate, è sempre all’uomo che sono sfuggite di mano.
Quindi, mentre ci interroghiamo su quale sia il futuro dell’umanità e su quale sia il nostro rapporto con macchine sempre più potenti e autonome, non dobbiamo dimenticare le potenzialità della mente umana prima di tutto. Una mente mortale, che commette errori, ma potentissima e in grado di immaginare e programmare simili macchine e di dare loro indicazioni e comandi.
Fino a quando le macchine continueranno, in tutta la loro potenza, a non essere coscienti, esse dipenderanno da chi le crea e da chi ne fruisce, attraverso gli input e i comandi del caso. Sta dunque all’uomo usare fare in modo che il nostro rapporto con le macchine si svolga nel nome del progresso sostenibile del pianeta e del genere umano, senza mai dimenticarci che proprio noi, gli esseri umani, disponiamo di un meraviglioso software che ha permesso tutto questo, che è la nostra mente.
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