Se il Pd vota sì alla Tav fa un enorme favore a Di Maio
Se io fossi un capogruppo del Pd ritirerei immediatamente la mozione del mio partito sulla Tav. Soprattutto dopo che la Lega, con uno scatto di furbizia parlamentare, ha già annunciato l’intenzione di votarla. In questo caso l’esito è scontato: alla maggioranza giallo-verde, su una questione pregnante se ne sostituirebbe una di sapore istituzionale (ma davvero innaturale) Pd-centrodestra unito (cioè con Lega, Forza Italia e meloniani).
Questa eventualità, per chi vuole fare politica nel segno dell’opposizione rappresenta un suicidio. C’è davvero il rischio di un regime, come dicono – per una volta uniti – i dieci capicorrente dem? Allora non puoi mischiare i tuoi voti con quelli del tuo principale contendente, aiutando il suo alleato a risolvere un problema politico.
Non contano i contenuti, non c’è – al contrario di quello che sostiene qualcuno – alcun vincolo di presunta coerenza politica da osservare. Ha ragione da vendere, su questo, Carlo Calenda. Il governo ha rotto la sua unità su un problema simbolicamente importante come la Tav, il M5s ha presentato una mozione per dire no all’Alta velocità per riprendersi la visibilità su una mozione di bandiera, confidando nel fatto che Zingaretti accetti di unire i suoi voti a quella della Lega. Per questo quel rito parlamentare che è nato come uscita di sicurezza per Luigi di Maio rischia ora di diventare una trappola per Nicola Zingaretti.
Ma è soltanto una barriera invisibile, una trappola psicologica a confondere le acque: dal punto di vista formale, il problema non esiste. Se il Pd vuole governare, dirà che dopo la caduta del governo potrà garantire in qualsiasi momento la maggioranza a una mozione sulla Tav, che ha (peraltro) solo un mero valore simbolico. Mentre adesso, nel momento del muro contro muro, mostrarsi al paese come il partito che vota con la Lega, potrebbe solo regalare un’arma rigenerativa al M5s: “Lo vedete? Il regime si compatta sulle richieste dei poteri forti”.
Ma siccome la politica è prima di tutto assunzione di responsabilità, se il Pd vuole rendere avvincente e politicamente pregnante un voto che parte scontato, ha una sola via d’uscita: ritirare la sua mozione, non votare quella del M5s, lasciare il cerino in mano alla maggioranza. E rendere spettacolare e aperto l’ultimo atto politico rilevante prima della grande fuga estiva.