Premessa: questo articolo non parla dei vitalizi, delle ragioni per cui i parlamentari italiani ne hanno beneficiato per decenni, del loro importo e del fatto che siano giusti o sbagliati. Senza entrare nel merito di questo, c’è una considerazione da fare su cosa il ricalcolo retroattivo dei vitalizi degli ex parlamentari, annullato ieri dall’apposita commissione del Senato, avrebbe potuto comportare.
I vitalizi in Italia sono un’erogazione in denaro attribuita a tutti gli ex parlamentari che, negli anni, è stata gradualmente ridimensionata per tutti coloro che non ne godano già. Per tutti gli eletti dal 2013 è stato sostituito da una pensione parlamentare basata sul sistema contributivo, lo stesso sistema usato dai comuni cittadini, seppur con cifre ben più alte. In altre parole, per gran parte degli attuali parlamentari i vitalizi non esistono più.
La legge approvata nel 2018, cavallo di battaglia del Movimento Cinque Stelle, voleva rompere anche l’ultimo baluardo di questo famigerato sistema, ricalcolando su base contributiva tutti i vitalizi già maturati e percepiti da tutti gli ex parlamentari attualmente in vita. Una norma su cui nel merito si può pensare ciò che si vuole ma che ha un grave vizio di forma, la retroattività. Proprio questo vizio è stato determinante il 25 giugno nella Commissione contenziosa del Senato per far annullare la legge del 2018, ripristinando i vitalizi per gli ex parlamentari così come erano.
Ma si tratta semplicemente di un cavillo legale? La situazione in realtà è ben più complessa, e la retroattività più che un cavillo rappresenta una tutela, non tanto per la famigerata casta ma per tutti noi italiani. Anche se oggi nelle tasche di noi italiani non ne verrà nulla.
Abolire retroattivamente tutti i vitalizi, infatti, sarebbe stato un precedente potenzialmente molto pericoloso e avrebbe rappresentato un’alterazione dei diritti acquisiti, tanto che aveva sollevato già nel 2018, al tempo dell’approvazione della legge, numerosi dubbi sulla sua legittimità, a partire da quelli dell’ex presidente della Corte Costituzionale Sabino Cassese.
Detto in soldoni: togliere oggi i vitalizi acquisiti poteva sembrare una vittoria del popolo sulla casta ingorda, ma si sarebbe potuto trasformare in un boomerang contro quello stesso popolo. Se oggi venisse usato contro un’elite ristretta e privilegiata, una volta rotto il tabù del mettere mano ai privilegi acquisiti, quel tabù è rotto per sempre. Così se oggi vai a ricalcolare al ribasso i vitalizi dei parlamentari, un domani qualsiasi governo del futuro potrebbe tranquillamente fare lo stesso con le pensioni percepite da milioni di italiani, senza che nessuno gridi allo scandalo o all’illegittimità, proprio in virtù di questo precedente. Forse una volta tanto essere dalla parte dell’elite significa essere dalla parte del popolo.
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