Dall’Europa agli Stati Uniti, la sinistra nel mondo ha intrapreso una strada: quella di perseguire innanzitutto e perlopiù, da un punto di vista comunicativo, la nobile e necessaria battaglia dei diritti civili ignorando tuttavia in maniera quasi ugualmente spasmodica quella dei diritti sociali.
In Italia negli ultimi anni il Pd si è reso protagonista di una doverosa campagna politica a favore del cosiddetto ddl Zan, forse l’unico provvedimento memorabile (peraltro naufragato) in capo ai dem.
Un’ottima e giusta posizione nel nome del progresso civile, per la società tutta, ma non sufficiente a colmare il vuoto che invece segna l’agenda dei dem per il Paese. Perché miope e carente degli strumenti necessari con cui affrontare le problematiche che oggi colpiscono una significativa fetta di italiani: lavoro, caro energia, povertà.
Ed è interessante notare come in questi ultimi anni, al pari dei dirigenti di partito che hanno elaborato e promosso la quintessenza della politica sui diritti civili, anche molti organi d’informazione si siano trovati improvvisamente orfani di battaglie sociali, finanche etiche e di principio, individuando solamente nei primi il dna della propria identità.
Non è un caso, infatti, che dopo la débâcle del Pd alle elezioni del 25 settembre l’unico nome nuovo e “di rottura” che è circolato per la successione a Enrico Letta è stato quello di Elly Schlein, da molti indicata come una paladina dei diritti civili, la Alexandra Ocasio-Cortez della politica italiana (per l’ammissibilità della Schlein, fra l’altro, si è persino arrivati a parlare della necessità di cambiare lo statuto dem, non essendo iscritta al partito).
Più cautamente sono in molti coloro i quali, all’interno del Pd, rifiutano qualsivoglia nome per la successione alla segreteria di Letta perché ritengono invece che sia necessario chiarire in primis la natura identitaria del partito. Parole belle ma che significano ben poco se non accompagnate da una ricetta.
E visto che di questi tempi le idee mancano, eccone una che il campo del centro sinistra dovrebbe fare sua, coniando lo slogan delle 3B: Bollette, Buste (paga) e Benzina.
Non sono del resto queste, oggi, le tre parole che ogni italiano deve affrontare per arrivare a fine mese? Quelle da cui ciascuno si aspetterebbe una ricetta per sentirsi protetto da speculazioni come quelle a cui in questi ultimi mesi abbiamo assistito?
Ma se lo Stato latita e il governo Draghi-Meloni (sono quasi la stessa cosa ma quello di Giorgia con gente persino peggiore) va nella direzione opposta lasciando per strada gli ultimi, la sinistra cosa fa? Si volta dall’altra parte. Non imbrigliando, così come dovrebbe fare, il neo-liberismo e le sue logiche dentro una rete sociale solida, ma al contrario imbrigliando una rete sociale fragile dentro le logiche del neo-liberismo.
Eppure ciascuna crisi offre lo spazio per un’opportunità. È vero per le bollette, per le buste paga e anche per la benzina.
Alle bollette, e quindi alla dipendenza dal gas, abbiamo tentato di far fronte negli ultimi dieci anni con una politica debole di energie rinnovabili. Ma al primo contraccolpo abbiamo fatto marcia indietro per tornare al fossile. Ignorando però che l’unica strada percorribile è solo quella delle rinnovabili, in Italia.
E oggi che siamo in questa situazione, se lo Stato non regolamenta la speculazione – e anche l’Europa rimane immobile – a perderci siamo tutti noi: perché chiuderanno imprese, nuovi impiegati perderanno il posto, eccetera.
La pandemia ci ha portati a ripensare le nostre vite; la guerra e il caro energia avrebbero dovuto portare a una più seria e radicale rivoluzione della nostra società. Riconsiderando, ad esempio, l’utilizzo delle automobili (e quindi riducendo la nostra dipendenza dalla benzina), compiendo una scelta sostenibile nel campo della mobilità. Non è fanta-politica, molti paesi europei vanno già in quella direzione.
Per non parlare, infine, delle buste paga che, in Italia, sono ferme da oltre trent’anni allo stesso livello (caso unico in Europa), costringendo ciascuno di noi a lavorare per il solo fine di sopravvivere. Senza un briciolo di visione. In presenza della quale – perlomeno – sarebbe più comprensibile e accettabile dedicare così tanto tempo della nostra vita a un impiego.
Ecco, dunque, nuovi compiti a casa per la sinistra. Al pari dei diritti civili, vorremmo vedere nuove e rinvigorite battaglie anche sul fronte dei diritti sociali.
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