Volevate che Silvia Romano raccontasse quanto è brutta e sporca l’Africa
“Mia figlia non è andata in Africa per diventare un’icona, è partita perché era quello che sentiva nel cuore”. Enzo Romano, padre di Silvia Romano, dopo solo 24 ore dal rientro in Italia della figlia, ha sentito il bisogno di dover precisare l’ovvio e difendersi dalla caterva di insulti e offese che la mise esibita da Silvia all’aeroporto di Ciampino ha scatenato.
In queste ore sono poi emerse le dichiarazioni che la ragazza ha rilasciato all’intelligence e ai pm di Roma, che l’hanno ascoltata per comprendere la dinamica del rapimento e ricostruire l’accaduto. Silvia non è scesa dall’aereo urlando di essersi convertita, non ha usato toni clamorosi, né si è catapultata su qualche divano televisivo per dare in pasto la sua conversione al mondo. Ha scelto un riserbo di una maturità che fa invidia. Silvia ha raccontato ai pm e agli inquirenti – tra le varie cose – di aver deciso di abbracciare questa religione. Le motivazioni e la dinamica per cui questo è accaduto sono un fatto privato. Ma forse la spettacolarizzazione della fede, dei sentimenti e delle convinzioni personali cui l’ex ministro Salvini o l’onorevole Meloni e altri politici ci hanno abituato, fa sì che per Silvia Romano non debba esistere privacy. Silvia non ha brandito il Corano come un trofeo. Non ha detto di rinnegare il suo Paese e di voler diventare una terrorista di al-
La sera della sua liberazione, agli uomini dell’intelligence Silvia ha chiesto una pizza. Avete capito bene, una pizza per poter ricordare il sapore della sua Italia. Una richiesta tenera e semplice che racconta di una ragazza di 24 anni, provata e certamente nostalgica del suo Paese e della sua famiglia.
La verità è che volevate la versione italianissima di Silvia Romano, con l’acconciatura e il trucco, che raccontasse quanto è brutta e sporca l’Africa e ci siete rimasti male. Volevate che raccontasse solo di quanto fosse stata trattata male, magari violentata e insultata perché occidentale. Ma la verità di quanto accaduto la sa solo lei e non esiste nessun tribunale mediatico. Siete rimasti delusi, vero? Silvia è viva, sta bene, è questo che conta, o ce lo siamo dimenticato? Ma forse non fregava a nessuno prima e non frega a nessuno adesso. Beh, quest’odio, questa smania di definire Silvia in qualche modo, dimostrano solo una cosa: non siamo cambiati. Non siamo migliori di prima. Siamo solo più affamati. Silvia, per quanto possa valere, sappi che ci sono persone che sono solo felici tu stia bene. E io sono una di quelle. Spero che questo messaggio ti arrivi.