Il silenzio della stampa su arresti per Ndrangheta in Calabria significa tacere davanti al malaffare
Immaginate uno stupro, nemmeno verificato, che accada in qualche città dolente e metropolitana dove gli allarmi infiammano il dibattito locale e tornino utili per la propaganda nazionale. Se c’è di mezzo un immigrato, poi, è una bellezza e se l’immigrato è anche senza regolari documenti allora si rischia di sfociare nel colossal.
Staremmo giorni a leggere tutte le testimonianze sulla bontà della vittima e sulla ferocia del presunto assassino, pagine straripanti di foto di vacanze e di momenti felici, ritratti al vetriolo dell’indagato e tutti gli ultimi video condivisi sui social. Non mancherebbe certo anche qualche trasmissione in prima serata in cui ci raccontano come quel piccolo caso di cronaca sia il termometro con cui misurare l’orrore che ci circonda.
Perfetto. Ora appoggiate l’orecchio sul rumore di fondo che hanno provocato i 334 arresti per Ndrangheta in 11 regioni d’Italia e i diversi livelli criminali e istituzionali che ne sono coinvolti: c’è solo un brusio, poco o niente, addirittura ha più risonanza l’eventuale paura del procuratore Nicola Gratteri. Poco o niente sulla politica che continua ad essere debole sugli anticorpi tra i propri eletti, poco o niente sulla massoneria che continua a essere luogo di incontro tra mafiosi e professionisti, poco o niente su un pezzo di imprenditoria schiacciata dal malaffare, poco o niente sulle spaventose ramificazioni di una singola cosca di una singola provincia che lasciano intravedere la potenza internazionale della ‘ndrangheta, poco e niente sugli uomini di Stato infedeli che sono camerieri delle cosche e che hanno costretto Gratteri e i suoi ad anticipare il blitz.
Eppure di materiale per riempire le pagine dei giornali e per confezionare succulenti speciali televisivi ce n’è tantissimo. Ma niente. Allora bisognerebbe avere il coraggio di usare le parole giuste, quelle che centrano il punto, e dirci che la svista di molti giornaloni che hanno bucato la notizia dell’operazione Rinascita-Scott è qualcosa che puzza di boicottaggio e getta ombre sulle collusioni tra poteri deviati e informazione.
E se qualcuno ci viene a fare la lezioncina sulle notizie che devono occuparsi delle condanne e non degli arresti, allora gli si potrebbe mostrare tutto il pattume che ha inondato la stampa in questi ultimi anni con casi di cronaca che si sono rivelati palesemente falsi. Ma, se ci pensate bene, qui siamo ancora nel Paese in cui si crede che Andreotti sia stato assolto e che Berlusconi non c’entri nulla con Dell’Utri, che è stato condannato per avere fatto da tramite tra Cosa Nostra e Berlusconi. A posto così.