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    Un anno in edicola di The Post Internazionale: grazie a voi lettori (di G. Gambino)

    Di Giulio Gambino
    Pubblicato il 15 Set. 2022 alle 16:41 Aggiornato il 22 Set. 2022 alle 14:21

    Cinquanta numeri e un grande grazie a tutti voi. Un anno fa esatto usciva per la prima volta in edicola in tutta Italia il nostro The Post Internazionale, una rivista settimanale che avete imparato a conoscere e riconoscere. In questi 12 mesi vi abbiamo raccontato le nefandezze della politica, gli intrighi di Palazzo, le storie rimaste sotto traccia in Italia e all’estero. Con un occhio di riguardo alle inchieste e ad alcuni temi che hanno lasciato il segno: dai monopoli digitali delle big tech all’introspezione esistenziale in una generazione (la nostra) diseredata e lasciata da sola, fino ai Renzi papers, le verità negate sul Covid, il cimitero dei feti nelle Marche, i precari della cultura e gli schiavi stagionali, gli scoop su Falcone e Moro, la rete di potere di Giorgia Meloni e tanto altro ancora (abbiamo raccolto il meglio di TPI in uno speciale che trovate nelle pagine che seguono).

    Sulla guerra in Ucraina abbiamo auspicato un ruolo centrale dell’Europa, a difesa e tutela dei suoi primari interessi, anziché il seguire pedissequamente la linea degli americani. Il conformismo della stampa è tale che chi oggi muove una critica anti-americana è considerato sovversivo, pericoloso, persino filo-russo (!).

    Anche chi da sempre ha fatto dell’ottenimento della pace la propria missione è stato colpito da questa sindrome bipolare e schizofrenica accentuata dal radicalismo estremo di una stampa che ha deciso di indossare l’elmetto e di una ristretta cerchia d’élite che vorrebbe abolire il suffragio universale, che fa gli interessi delle grandi lobby (quella delle armi compresa) e che persegue il mito della finanza globale come predominante sulla politica.

    Se in questo anno siamo riusciti ad andare avanti è perché il nostro giornale dipende solo da voi. Che ci avete sostenuto, incoraggiato, spronato a fare il nostro dovere: porre domande, entrare nel merito, approfondire e raccontare la verità. Sempre.

    Nonostante il caro energia e una guerra che ha catapultato il mondo nell’incertezza e nella paura, abbiamo fatto fronte come possibile ai costi in costante aumento (and counting), tra cui ad esempio quelli relativi alla carta. Ma non abbiamo mai ceduto. E finché potremo continueremo a non cedere mai.

    Di più: abbiamo ritenuto che il patto inviolabile con voi lettori non dovesse essere messo in discussione, in nessun caso, per nessun motivo.

    Sono stati mesi difficili per il giornalismo: anestetizzati da un governo celebrato ed esaltato per il sol nome del suo capo (ma questa non dovrebbe mai essere una condizione sufficiente perché si smetta di chiedere conto a chi detiene il potere), la stampa non è forse mai stata così addomesticata.

    Ma senza la sua funzione di cane da guardia, un giornale ha poco senso di esistere, fungerebbe solo da cassa di risonanza. Ed è per questo che con coraggio abbiamo deciso di non porci alcun limite, spesso e volentieri rimettendoci anche ingenti entrate pubblicitarie, rinunciando a venire a patti con taluni inserzionisti che hanno rifiutato di investire sul nostro giornale per le verità (forse scomode) che abbiamo scritto sul loro conto. Svelando e raccontando fatti che diversamente non sarebbero stati raccontati da nessuno. Abbozzando il colpo anche quando tutto ciò si è tradotto in querele temerarie contro il nostro legittimo e nobile intento.

    Nel bene o nel male, sopra ogni altra cosa possiamo dirci certi che, un anno dopo l’inizio di questa avventura, questo è il giornale che avremmo sempre voluto avere tra le mani. Non esisteva. Oggi, fortunatamente, c’è. Grazie ancora una volta a tutti voi.

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