L’ultimo è Marcello Sorgi su La Stampa di oggi, giovedì 29 luglio 2021, ma sommessamente anche su queste pagine lo stiamo ripetendo da un po’. La venerazione per il taumaturgo Draghi riesce addirittura a spingere Sorgi a ipotizzare (seppur come ipotesi remota) un governo “perfino militare, come accaduto con il generale Figliuolo per le vaccinazioni. A mali estremi, estremi rimedi”.
Il male estremo, ovviamente, è l’ipotesi di una caduta di un governo, come sono caduti decine di governi nella storia della Repubblica e com’è caduto il governo precedente in piena pandemia.
L’ostinata e stupida divinizzazione di Mario Draghi sta facendo passare gli editoriali servili e le marce sincronizzate dei lacchè come delle semplici simpatiche manifestazione di affetto politico. Eppure, se ci pensate bene, sono gli stessi editorialisti particolarmente sensibili ogni volta che arriva una critica educata, quelli che gridano da qualche mese “al ritorno del terrorismo” se ci si permette di scrivere di salario e di lavoro, sono gli stessi sempre pronti a giudicare “antidemocratiche” o “violente” le dichiarazioni degli altri.
L’uscita di Sorgi (che è semplicemente più appuntita di tante altre uscite che compongono comunque questa aria di consenso unico obbligatorio) tra l’altro è due volte sbagliata. Prima di tutto perché non fa altro che danneggiare proprio la credibilità di Draghi, che non ha mai cercato (né mai voluto) una bava continua che ne riduce l’autorevolezza, come se avesse bisogno di essere sostenuto. E in secondo luogo è altamente inopportuna in un momento di tensione sociale in cui le scelte del governo vengono contestate e accusate di essere prove di autoritarismo.
Invocare la dittatura sanitaria è già qualcosa di poco equilibrato. Rispondere evocando un governo militare in caso di crisi è semplicemente un moltiplicatore di tensioni. Forse un po’ dipende anche dal fatto, nonostante qualcuno si risenta quando lo scriviamo, che i poteri che aspettano con ansia le prebende dal governo con la valanga di soldi in arrivo dall’Europa non riescano proprio a trattenere, come degli adolescenti elettrizzati, la gioia per essere in una posizione di assoluto favore.
O forse questa è la temperatura di certa stampa che, da cane da guardia del potere, si è involuta nell’ambizione di essere il cane da compagnia accarezzato sul divano dal presidente del Consiglio. In tutto questo, poi, c’è un punto che rende tutto ancora più patetico: non c’è nessuna crisi all’orizzonte e c’è il semestre bianco alle porte. Insomma, solo una leccata, ma pericolosa.