L’ultima perla prodotta dal Turbopopulismo è il derby sulla Madonna. Dove questa volta Matteo Salvini ha trovato pane per i suoi denti, se è vero che alle due invocazioni di Medjugore ha risposto il sarcasmo feroce del Vernacoliere.
L’ultima genialata dello storico e irriverente mensile satirico toscano? Una lettera autografa dell’immacolata che chiede l’Intercessione del Vernacoliere perché si faccia latore di un sintetico messaggio al leader leghista. “Per favore mandate Sarvini affanculo per conto mio! Io le parolacce ‘un le posso di’!”. Geni assoluti.
I giornali toscani, questa mattina, dedicavano paginate intere ad un tweet con cui Salvini cinguettava e tuonava contro lo storico giornale satirico livornese. Nel mese di dicembre, già a partire dalla locandina, il Vernacoliere si è fatto beffe dell’uso ridondante di richiami alla Santa Vergine da parte del leader della Lega, che spesso si avventura errabondo, come altri esponenti della destra in Italia, nei tortuosi campi semantici di “Dio, Patria e Famiglia”.
La stoccata del Vernacoliere su Salvini è ovviamente declinata nella calata livornese più verace, tipica del direttore Mario Cardinali, l’inossidabile iconoclasta che da 37 anni contraddistingue il più antico mensile di satira in Italia ancora in attività.
L’interessato ha risposto a stretto giro: “Per carità, satira e ironia sono il sale della vita, ma perché tirare in ballo la Madonna?”. Forse, preso dalla fretta della battaglia mediatica, Salvini non si è accorto che il Vernacoliere proprio su questo batteva, sulla sua attitudine – recente – a fare un uso smodato di rosari, Vergini e acque sante.
Il direttore del Vernacoliere Mario Cardinali ha spiegato a Il Tirreno: “Diversi politici negli ultimi anni hanno rilanciato le nostre locandine. Lo fece Enrico Letta nel 2013 quando gli scrivemmo che ‘Alfano lo trattava da pisano’. Lui rispose: ‘Questo è un colpo basso!’ ma sembrava orgoglioso di essere citato da noi. Più recentemente, Di Maio ha apprezzato una locandina e mi ha scritto ‘Mario sei un grande!’, anche se in realtà sono sì e no un metro e sessantacinque. A differenza di questi due casi, però, qui, ci leggo un tentativo di discredito, un insinuare, un alludere, al nostro voler offendere la Madonna, quasi Salvini ventilasse una sorta di blasfemia del titolo – che non c’è”.
Il mensile non è nuovo a questi temi: nel 1993 nacque un polverone per il titolo-choc “Madonna trogolona”, un gioco di parole sulla celebre popstar americana. Madonna aveva pubblicato il libro “Sex” nel 1992 e sulla copertina del Vernacoliere, un interessato Papa Wojtyla andava a comprarne una copia.
Il giornale era stato denunciato per aver attribuito “istinti sessuali al Papa”. Ma la Cassazione, in una celebre sentenza, aveva collegato direttamente il concetto di satira ricollegandolo all’ art. 21 della Costituzione, come espressione massima della libertà di pensiero dell’individuo (nel dispostivi della storica assoluzione, la Cassazione sanciva che il Papa è un uomo e ogni uomo al di fuori della Chiesa – non cattolico – può vederlo come vuole).
Aggiunge oggi Cardinali sul caso Salvini: “C’è, del resto, in tutta la storia della destra italiana una difesa del clericalismo. Un doppio binario, tra Chiesa e politica conservatrice, dal quale non si discosta il recente appello del Cardinale Ruini a ‘dialogare’ con Salvini. A mio avviso, con la nostra ironia e il nostro modo di fare satira, abbiamo toccato un nervo scoperto e questo titolo ha colto Salvini nel punto debole”. Che dire? Parole sante.
Ma l’ uscita di Salvini come è stata presa dalla Chiesa a Livorno? Sul giornale della Diocesi, don Luciano Cantini ha pubblicato un articolo umoristico dal titolo “Non temere Maria!”, dove a parlare è l’Arcangelo Gabriele, in prima persona (che riassumiamo): “Ero passato da Nazareth, il Padreterno mi aveva chiesto di andare da Maria per affidargli una missione delicata, ma l’ ho trovata impensierita. Non era tanto la gravidanza a preoccuparla. Il problema erano gli uomini che la tirano per la giacchetta, chi da una parte, chi dall’altra! Un giornale, a Livorno, si è inventato una sua lettera piena di parolacce – non è che avessero tanto torto, ma se si deve amare i nemici non si può mandarli a quel paese in modo così leggero…. Insomma, ero andato per annunciare al mondo la nascita del salvatore e mi è toccato asciugare le lacrime della povera Maria, che stava leggendo il Vernacoliere e il tweet di Salvini”.