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    Salvini con la mossa Tav ha definitivamente affossato il M5S. E il Pd

    Matteo Salvini, vicepremier e ministro dell'Interno. Credit: Afp

    Il leader della Lega sembra un gigante tra i nani perché è l'unico che non ha paura delle elezioni. E Di Maio così si ritrova all'opposizione mentre è al governo

    Di Giulio Cavalli
    Pubblicato il 7 Ago. 2019 alle 18:49 Aggiornato il 10 Gen. 2020 alle 20:29

    La giornata politica in cui tutti simulano clamore per non farsi del male si è svolta come da programma ed è una seduta di Senato che certifica (se ancora ce ne fosse bisogno) il trend degli ultimi mesi: Salvini continua ad alzare il tiro e si mangia alleati e avversari, il Movimento 5 Stelle prova a fingere un po’ di coerenza con una mozione che riesce addirittura ad accontentare i No Tav e il Partito Democratico e cade in pieno nel tranello per la paura di doversi ripresentare alle elezioni.

    “Ci saranno conseguenza politiche”, dice il capogruppo della Lega Massimiliano Romeo dopo che al Senato passano le mozioni a favore della Tav con i grillini lasciati soli sulle posizioni del no (insieme a Leu). Eppure tutti sapevano che sarebbe finita così, nonostante questa contrizione che viene rivenduta come se fosse una sorpresa.

    Il Movimento 5 Stelle avrebbe potuto fare il partito di maggioranza e non cedere così facilmente sull’opera italo-francese direttamente con quel presidente del Consiglio che hanno al loro fianco, senza doversi inventare una mozione che nasceva già spuntata nelle intenzioni (“è una mozione che impegna il Parlamento e non il governo”, aveva detto Di Maio in un goffo equilibrismo che ricorda il peggio della vecchia Dc), oppure avrebbe potuto ammettere la propria sconfitta politica nei confronti della Lega senza lasciarsi andare all’inutile promessa di “fare battaglia in Parlamento”.  La politica è fatta di numeri, semplicemente, e ritrovarsi all’opposizione mentre si governa non è certo una manovra da statisti.

    Lo stesso discorso si potrebbe applicare anche al Partito democratico che, terrorizzato dall’idea di sparire più di quanto stia già sparendo, è riuscito nella mirabile impresa di votare con la Lega trincerandosi dietro a un sì alla Tav che non ha nulla a che vedere con la strategia politica che servirebbe per apparire davvero una buona opposizione.

    Anche Carlo Calenda ieri in un video aveva spiegato che questa sarebbe stata l’occasione per mettere in seria crisi l’esecutivo e per dare un’importante spallata al governo, ma in Parlamento tutti sono terrorizzati dal doversi ripresentare alle elezioni in tempi brevi. Tutti tranne Salvini. Ed è per questo che il Capitano leghista riesce ad apparire un gigante grazie a tutti i nani che ha intorno. Incassata l’ennesima vittoria in Parlamento, gli sarà facile fingersi un uomo del fare (anche se si sta parlando di una mozione che non incide sulla realizzazione dell’opera), gli sarà ancora più facile fare apparire i grilli come dei signornò e irridere il Pd che si è ritrovato addirittura come insperato alleato.

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