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    Vi spiego perché Salvini è un bluff sulla sicurezza stradale

    Di Andrea Casu
    Pubblicato il 21 Set. 2023 alle 18:02 Aggiornato il 21 Set. 2023 alle 18:05
    Lo schianto in diretta Facebook ad Alatri è stato solo l’ultimo episodio assurto agli onori della cronaca. Purtroppo i tragici incidenti che conquistano le pagine dei giornali sono solo la punta dell’ iceberg delle situazioni che ogni giorno a causa dell’utilizzo scriteriato dello smartphone alla guida mettono a rischio la nostra vita arrivando addirittura a spezzarla nella maniera più orribile, come in occasione della morte del piccolo Manuel, travolto insieme alla mamma a Casal Palocco da un Suv guidato da uno YouTuber impegnato in una sfida social. Guardare uno schermo per circa 7 secondi, giusto il tempo di leggere un messaggio o controllare una notifica, alla modesta velocità di 50 chilometri orari equivale ad avanzare per oltre 100 metri a occhi chiusi. Un comportamento diffuso che riguarda non solo i criminali che per strappare qualche like o condivisione decidono di riprendere in diretta la propria corsa, ma anche ciascuno di noi che spesso sottovalutiamo il rischio mortale che ogni seppur breve disattenzione alla guida può sempre rappresentare.
    Proprio per questa ragione è indispensabile mandare segnali chiari e inequivocabili. Questo comportamento va stroncato e considerato per quello che è un reato grave che merita la sanzione più alta. In questo senso l’occasione offerta dal calendario della Camera dei Deputati mercoledì 20 era irripetibile. La legge per l’equiparazione dell’omicidio nautico a quello stradale poteva diventare lo strumento per adeguare anche a questo crescente fenomeno il nostro codice penale, e considerare l’uso dello smartphone alla guida di un veicolo o di un natante alla stregua delle aggravanti già previste per lo stato di ebbrezza e l’uso di stupefacenti. Eppure la maggioranza record per l’istituzione di nuovi reati ha votato contro, come aveva già fatto a giugno, la proposta del Partito Democratico, sostenuta convintamente da tutte le opposizioni.
    Perchè? Contrastare questo fenomeno non era tra gli obiettivi dichiarati dal Governo con la modifica del codice della strada annunciata appena lunedì?
    Perchè il ministro fast and furious quando si tratta di inasprire le sanzioni pecuniarie fa poi retromarcia quando si tratta di inserire anche nel codice penale il riferimento a un comportamento così pericoloso? Probabilmente sondaggi alla mano, prendere di petto un comportamento così diffuso, chiedere un’assunzione di responsabilità collettiva, dare a questo reato così grave una pena adeguata significa rischiare di perdere consensi non guadagnarne.
    Sulle altre proposte del Governo quando arriveranno in Parlamento ci confronteremo nel merito, ma questa prima occasione non è affatto un buon segno. Sulla sicurezza stradale non si può bluffare, bisogna agire con interventi strutturali: sostenere realmente le vittime e le loro famiglie che spesso restano sole nonostante una quota cospicua della RC AUTO deve essere destinata direttamente a loro, aiutare le amministrazioni locali a rendere le nostre strade più sicure con risorse e strumenti adeguati, utilizzare le nuove tecnologie al meglio anche rovesciando l’attuale paradigma e prevedendo, ad esempio, che le impostazioni che possono bloccare automaticamente l’utilizzo dello smartphone in movimento per chi è alla guida siano obbligatoriamente di default. Senza controlli, senza prevenzione, senza educazione e formazione fin dalle scuole sugli effettivi pericoli legati alla velocità e alla disattenzione e soprattutto senza il coraggio di affrontare a viso aperto anche le battaglie più difficili, quelle che salvano le vite anche a costo di fare perdere qualche voto, la guerra che dobbiamo combattere contro la strage che si realizza ogni giorno sulle nostre strade non potrà mai essere vinta.
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