Il modo in cui Salvini giustifica la sua sconfitta è un elogio alla follia
Eccoci qui, il giorno dopo, ad assistere alle solite conferenze stampa di quelli che hanno vinto anche se hanno perso e di quelli che ci spiegano perché gli avversari sono stati sconfitti anche se hanno eletto il loro candidato presidente della regione.
Salvini dice che in Emilia Romagna “se la sono giocata” e tutti giù a ridere: 8 punti di differenza su un’elezione che il leader della Lega aveva impostato come referendum su se stesso (e in Italia non funzionano mai i referendum su se stessi, segnatevelo) sono un risultato disastroso, soprattutto tenendo conto l’enorme investimento sulla Bestia e sui social e tenendo conto che è stato lo stesso Salvini a insistere sul fatto che la liberazione dell’Emilia Romagna fosse il primo passo per prendersi il Paese: il primo passo è un inciampo.
Adieu. Poi c’è qualche dato estremamente interessante: a Bibbiano ad esempio Bonaccini sfiora il 60%, difficilmente si trovano in giro numeri che siano una sberla più forte di questa. Non hanno funzionato le strumentalizzazioni, non ha funzionato la scenetta dei campanelli e non ha funzionato nemmeno il cattivismo dispiegato dappertutto: Salvini e compagnia cantante non hanno proposto soluzioni, semplicemente.
E hanno perso.
La conferenza stampa di Salvini, poi, è un elogio della follia: dice di avere combattuto battaglie impopolari che gli hanno fatto perdere il voto dei giovani come quella contro la droga e per questo ha perso voti (il fantastico mondo nella testa di Salvini in cui sono tutti drogati dovrebbe dare qualcosa su cui indagare), lamenta episodi di squadrismo contro la Lega (lui, lo squadrista solitario) e accusa Bonaccini di avere fatto promesse irrealizzabili (dimenticandosi che Bonaccini ha già governato quella regione).
Che poi Salvini dica che la rivoluzione è solo rimandata è un colpo di genio: annunciare una rivoluzione in ritardo sul binario 5 è una scena fantozziana solo a raccontarla. Ha ragione Selvaggia Lucarelli quando dice che Salvini sconfitto nel Giorno della Memoria è un contrappasso significativo. Attenzione anche a vedere successi che non esistono della Lega in Calabria: lì ha stravinto Forza Italia e la Lega ha perso terreno rispetto alle Europee.
Insomma, le cose sono un po’ diverse da come si raccontano. E la narrazione non basta per vincere, non basta per governare.
Intanto sarebbe il caso che anche il PD si renda conto che non si recupera la fiducia di un Paese interno con un’elezione regionale. Insomma, la strada è lunga.