L’illusionista continua con i suoi giochetti di prestigio, la sua folle lo invoca plaudente, il fragore ricopre i giornali e anche oggi si riuscirà a non parlare di nulla nel merito, niente proposte, niente riforme, niente analisi ma solo una valanga di tifo uno contro gli altri.
Matteo Salvini effettua la sua ennesima capriola e decide di mandarsi a processo da solo, proprio lui che questo processo lo voleva evitare come la peste, proprio lui che quando ci fu il caso simile della Diciotti andò a frignare dai suoi ex alleati del Movimento 5 Stelle per scappare dal processo com’era abituato a fare il suo padrino politico Silvio Berlusconi.
Se esistesse un principio minimo di coerenza allora Matteo Salvini sarebbe crocifisso dai suoi stessi seguaci per avere invertito gli atteggiamenti in così pochi mesi, ma poiché la politica è solo tifo accade che quelli che lo veneravano per essere riuscito a non farsi processare prima lo stiano venerando per l’intenzione di farsi processare ora, un leccare continuo senza nessuna contezza dei comportamenti e delle situazioni.
Non siamo più di fronte a un politico e i suoi elettori ma assistiamo (un po’ desolati, a essere sinceri) a una schiera di persone che applaudono atteggiamenti opposti con la stessa foga.
Addirittura Salvini è arrivato a citare Pellico e Guareschi per aggiungere un po’ di pepe a una vicenda che non ha nulla di epico, se non l’ormai mitica propensione alla menzogna di un ex ministro che ha raccontato le favole dei porti chiusi che non lo erano e che si è messo a fare (male) il portinaio dei confini come unico ruolo politico.
Peccato che anche l’arresto (e il rischio di arresto) sia una cagata colossale che serve solo per pompare gli intestini dei propri seguaci: nessuno ha chiesto di arrestare Salvini e in nessun caso Salvini rischia di essere arrestato.
Semplicemente l’ex ministro dell’Interno (come capita a milioni di italiani, quegli stessi milioni che lui stuzzica ogni giorno tra pizze e tortellini) deve rispondere della regolarità delle sue decisioni e dei suoi comportamenti.
Ma l’importante è inventarsi vittima, del resto la politica in mancanza di contenuti vira sempre sul bisogno impellente di nemici, di conquistatori, di terrori, di carnefici e di vittime, appunto. La chiamata a tutto il popolo processato è un altro picco di banalità: i 49 milioni di euro erano suoi (ricordate?) mentre i processi sono di tutti.
Gli va male che i processi, a differenza dei soldi spariti, non si possano restituire in comode rate.