“Forse Rula non ha mai visto Propaganda Live”. Questo è l’argomento più in voga da chi sta difendendo Diego Bianchi dall’affronto di Rula Jebreal. Affronto che va lavato, come minimo, col sangue di un partigiano se non fosse che di partigiani non ce ne sono quasi più e la sinistra militante si sente poco bene.
In effetti, è molto probabile che Rula non abbia mai visto Propaganda Live. Io però qualche volta l’ho visto. E devo dire che sì, Propaganda Live dà l’idea di un posto in cui Diego Bianchi dà una festa dove i maschi giocano a poker o a Fifa e ogni tanto si invita pure qualche donna, ma poche, perché è una festa da maschi. Il che non vuol dire che quei maschi abbiano qualcosa contro le donne, ci mancherebbe, semplicemente si trovano meglio tra loro. Il gruppo di lavoro – quello che incide, che fa da spalla a Zoro, che lascia un segno – è tutto al maschile. Se pensiamo a Propaganda ci vengono in mente Damilano, Makkox, Angelini, Pennacchi, Remigi, ZeroCalcare, Paolo Celata e altri ospiti fissi o meno fissi. Gli autori di Propaganda sono tutti uomini.
In molti, ieri, ritenendo di gettare un salvagente a Zoro, hanno ricordato la presenza di due giornaliste nel cast fisso della trasmissione: Francesca Scianchi e Costanza Reuscher. Ecco, con rispetto parlando, Filippa Lagerback da Fazio in confronto alle due -per spazio concessole- è un oratore ateniese. E mi spiace anche dirlo, ma è pura verità. Così come è verità il fatto che Rula abbia disvelato ciò che non si può dire: il programma più di sinistra che c’è, ha qualche problemino con le donne. Come il Pd. E questo nonostante l’abilità dei sarti che lo confezionano. “Diego Bianchi, il re, è nudo”, ha detto Rula. Che si è vista lì, nella cartolina-promo della puntata, una sola donna in mezzo a sei uomini, e l’ha fatto notare. Ha chiesto di aggiustare il tiro, inizialmente in forma privata. Le è stato detto di no, legittimamente. Lei ha comunicato che allora non avrebbe partecipato, altrettanto legittimamente. Ha reso quindi pubblica la questione, legittimamente. L’hanno accusata di manie di protagonismo, di rigidità, di non dare “priorità” alle cose importanti, di sponsorizzare se stessa. Come se ne avesse bisogno, tra l’altro.
Zoro, il re nudo, le ha risposto in puntata, contribuendo con una certa dose di autolesionismo al disvelamento: “Noi gli ospiti li chiamiamo per la competenza, non in base al sesso”. Ed è lì che qualcuno ha srotolato il papiro di tutti gli ospiti di Propaganda (dal 1 gennaio al 14 maggio). Viene fuori che la (s)proporzione è 30 ospiti femminili contro 97 maschili. Più ovviamente il cast fisso quasi tutto maschile. Le donne, 23 in tutto, alcune chiamate più volte, sono in buona parte cantanti e attrici. Una manciata di giornaliste (più di inchiesta, un paio di editorialiste) contro i Mauro, Ceccarelli, Serra, Mentana, Bottura dall’altra parte. Insomma, gli uomini sono statisticamente più competenti in tutto, a quanto pare.
Qualcuno ha obiettato “Eh ma se non ci fosse stato Propaganda non avremmo conosciuto Francesca Mannocchi e altre”, una roba da brividi. Come dire “Se non ci fosse stato Sanremo non avremmo mai conosciuto Ibra”. Altri se ne escono con la solita solfa “Ma come! Propaganda è un programma così inclusivo!”. Che volendo è anche vero (ci mancherebbe pure che non lo fosse, se parliamo di inclusione sociale), solo che il tema non è solo chi includi, ma chi decide chi includere. In questo caso specifico una manciata di uomini decidono di includere una valanga di uomini e qualche donna.
Il gioco lo conducono gli uomini, inutile girarci intorno. Una donna come Rula può decidere di condurre il gioco a sua volta e decidere di farlo notare, non farselo piacere, lasciare gli uomini a giocare tra di loro, cercando altrove spazi realmente inclusivi. In cui le donne non occupano caselle gentilmente concesse, partecipando a feste a cui sono invitate ma giusto il tempo di un drink e una sigaretta, poi a casa che i maschi devono continuare a giocare a Fifa.
Questo è il tema e Rula, che lavora in America e non ha alcuna sudditanza né asservimento nei confronti di conduttori, reti, direttori di rete, che non fa parte di sofisticati, nostrani ingranaggi di debiti, opportunismo, convenienza e riconoscenza, ha avuto voglia di dire “Il Re Zoro è nudo” (facendo pure un favore a Zoro che diciamoci la verità, ha tanti, innegabili pregi ma quelle t-shirt attillate non si possono guardà).
Rula ha sollevato il tema della sottorappresentazione femminile in un programma tv (ma potremmo estendere il tema a quasi tutti gli altri segmenti) e non importa che- come qualcuno ha fatto notare- non l’avesse fatto un anno fa in una puntata di Piazza Pulita in cui era l’unica donna. Ci sono cambiamenti più recenti, che in tanti stanno accompagnando con scelte nuove e intelligenti. Dalla Gruber, per esempio, la presenza femminile è diventata una regola, e non è sempre stato così. In fondo, se a Propaganda avessero trattato la richiesta di Rula come un’opportunità per riflettere non su quella puntata, ma sulla composizione degli ospiti e del cast fisso, se quel piccato “scegliamo ospiti competenti” fosse diventato un “Rula, vieni, parliamone”, se non avesse prevalso il solito narcisismo maschile, forse ci avrebbe guadagnato il dibattito.
E chi dice che non si possono decidere gli ospiti usando il bilancino per lo zucchero, avrebbe pure ragione, se non fosse che da qualche parte bisogna pure cominciare. Quando la bilancia non servirà più, si andrà ad occhio, e nessuno si accorgerà più se il dolce è più o meno zuccherino del solito.
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