Dai ricercatori italiani a Cambridge una lettera all’Italia: “Ce la faremo”
Riceviamo e pubblichiamo una lettera sull’emergenza Coronavirus inviataci dalla Cambridge University Italian Society.
Caro Direttore,
Siamo la Cambridge University Italian Society, un’associazione no-profit che promuove la cultura italiana all’Università di Cambridge. La nostra associazione comprende studenti che hanno appena cominciato il loro percorso universitario (undergraduates), persone che hanno scelto di specializzarsi con una laurea magistrale (Master’s students), dottorandi (PhD students) che fanno ricerca a Cambridge e lavoratori che qui hanno trovato un posto dove condurre una vita dignitosa. Noi vorremmo raccontarvi la nostra esperienza.
Siamo persone che amano il proprio Paese, la sua lingua, la sua storia, la sua cultura, i suoi paesaggi. In un tempo in cui ci si divide tra sovranismo e globalismo, noi rivendichiamo il patriottismo, l’amor di Patria che invece di alzare barriere verso l’esterno si alimenta continuamente della ricchezza del dialogo interculturale. Per tanto tempo siamo stati crocevia di popoli, siamo diventati grandi grazie al sincretismo delle culture.
Lavorando e studiando fuori dal nostro Paese, abbiamo imparato ancora di più a renderci conto del potenziale territoriale, culturale, economico e sociale della nostra Italia. Grazie alla distanza abbiamo potuto vedere le cose più da vicino, abbiamo potuto accorgerci di quanto sia preziosa la nostra identità culturale, il nostro modo di fare, di quanto sia bella l’italianità. Il sapersi districare tra i mille problemi della vita quotidiana, trovare momenti di ilarità in occasioni difficili, pensare alla soluzione quando tutti vedono problemi, la ricerca della convivialità ecc. Queste e tante altre belle peculiarità ci appartengono.
Siamo il Paese più bello del mondo e noi della Cambridge University Italian Society vogliamo essere nel Regno Unito il megafono di questa bellezza. Ciò non vuol dire che ignoriamo i problemi vecchi e nuovi che attanagliano il nostro Paese. Molti di noi hanno dovuto lasciarlo per costruirsi un futuro migliore. Ma pensiamo che il nostro patrimonio umano e culturale costituisca una sorgente ricchissima da cui partire per trasformare i problemi in soluzioni. E noi a questo incredibile patrimonio vogliamo dare voce.
Negli incontri culturali che organizziamo all’Università di Cambridge, nel nostro piccolo cerchiamo di sollevare dibattiti su tematiche che riteniamo cruciali per il presente e futuro del nostro Paese. Ad esempio, lo scorso 26 ottobre abbiamo organizzato la conferenza dal titolo Science, Policy and the Public in Italy, alla quale hanno partecipato ricercatori italiani che lavorano nel Regno Unito e politici invitati dall’Italia, come Marco Cappato e la senatrice On. Elena Fattori. Il dialogo si è concentrato su questioni chiave per il nostro Paese: come migliorare il dialogo tra scienza e politica e offrire basi scientifiche più solide al dibattito pubblico? E soprattutto, come arginare disinformazione e sentimenti antiscientifici in politica?
Giovani ricercatori e dottorandi impegnati in università e centri di ricerca britannici hanno inoltre presentato il proprio lavoro, dimostrando con esempi concreti la rilevanza della ricerca per le sfide che deve affrontare l’Italia. Più recentemente, lo scorso 31 gennaio, il Professor Carlo Cottarelli è venuto a parlare della crisi dell’economia italiana e delle sue possibili soluzioni. Il 18 febbraio abbiamo istituito la prima lezione annuale in memoria di Giulio Regeni. Nel mese di marzo, insieme ad altre Italian Societies del Regno Unito, abbiamo lanciato una raccolta fondi a favore della Protezione Civile a fronte dell’emergenza Coronavirus e lo scorso 6 aprile sono stati consegnati alla Protezione Civile €2.999,30.
Siamo molto addolorati per la sofferenza in cui versa il nostro Paese, ognuno di noi ha le proprie famiglie che vivono in Italia e siamo consapevoli dei sacrifici che i nostri connazionali stanno facendo. Siamo sicuri che sapremo fronteggiare con successo anche quest’emergenza, noi italiani siamo geni in quell’arte dell’arrangiarsi, perché di un’arte si tratta, che tutto il mondo ci invidia. Ce la faremo anche questa volta. L’economia ma anche la politica, l’arte, la musica, lo spettacolo. Per quel che possiamo cerchiamo di raccontare l’Italia, le cose belle ma anche quelle brutte, confidando nella capacità unicamente italica di saper riconoscere e, laddove necessario, di creare la bellezza.
Cambridge University Italian Society
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