“Io ho preso… 80 mila euro, o dollari… Se lei pensa che un uomo possa cambiare le sue idee per soldi, lei non sa chi sono… non conosce la mia storia”. Ci sono in rete due diversi video che segnano il punto di non ritorno nella storia di Matteo Renzi e dei suoi rapporti con l’Arabia Saudita. Sono due testimonianze quasi stupefacenti, a dire il vero, soprattutto per chi conosce la sagacia comunicativa dell’ex premier. Costituiscono l’ennesimo capitolo sul caso saudita, un inspiegabile harakiri mediatico.
Il primo video, quello da cui è tratto questa citazione, è l’intervista (video qui sopra) che da casa Renzi concede alla giornalista di Channel 4 News Fatima Manji andata in onda i primi di febbraio. Renzi è in poltrona, seduto comodo, in camicia e cravatta rossa, all’inizio sembra disinvolto. La giornalista gli chiede se davvero ha parlato di nuovo Rinascimento per l’Arabia Saudita. E lui risponde (calmo): “…Se lei segue la politica in quell’area, per la prima volta i sauditi con una leadership giovane provano a creare una visione per il futuro, capace di coinvolgere i diritti umani e l’emancipazione delle donne. E spero – aggiunge l’ex premier – che tutti supportino quella visione per il futuro”.
La cosa straordinaria, dopo questa risposta, e questa vertiginosa iperbole, è l’imperturbabilità dell’intervistatrice. Che dopo un sibillino “Ok” gli chiede: “Quanto è stato pagato per questo evento con MBS?”. Domanda secca, dritta, senza giri di parole. Che arriva immediatamente dopo l’elogio alla politica saudita. Un ceffone metaforico. Il sottinteso è potente, proprio perché non è esplicitato.
È la stessa domanda a cui Renzi da due mesi non aveva voluto rispondere in Italia, e lui si accorge immediatamente di questo messaggio che rischia di comunicare: “Faccio parte del Board del FII (Future Investment Iniziative Institute, ndr), e ho ricevuto, credo… 80 mila euro, forse dollari… ogni anno, come membro del comitato consultivo”. La giornalista non commenta. Lui prosegue: “Più o meno un normale compenso di ogni comitato esecutivo…”. La giornalista non aggiunge nulla, ma la faccia di Renzi dice tutto.
E così lui, anche se lei non lo ha chiesto, sente il bisogno di giustificarsi. Sembra disturbato dal non detto che aleggia nell’aria: “Se lei pensa che un uomo possa cambiare le sue idee per soldi , penso che lei non creda in… in… in…”. Non gli viene una parola per descriversi. Balbetta. Guarda di lato. Poi la trova: “Lei non sa chi sono… lei non conosce la mia storia”. Punto. Zero commenti. Segue ha domanda sui suoi viaggi all’estero (in cui Renzi aggiunge che ha girato l’Europa con la sua famiglia), ma l’impressione è che in quel balbettio e in quella faccia disturbata, ci siano tutto.
Il secondo video, invece, è una sorta di conferenza stampa volante che si svolge davanti al Senato. Renzi improvvisa davanti ad un gruppo di giornalisti che lo tempestano di domande. Il leader di Italia Viva ripete a nostro i suoi sofismi: “Non sono stato pagato per quell’intervento (ormai lo sappiamo, è stato pagato per la partecipazione al Board, una implicazione più stretta, dunque), “l’FII non è una emanazione diretta del governo saudita (e invece, purtroppo per lui lo è), “non c’è nessun conflitto di interessi” (e ovviamente invece c’è), fino alla perla sul Principe Bin Salmam: “È un mio amico e che sia il mandante dell’omicidio Khashoggi lo dite voi. L’amministrazione Biden non ha sanzionato Bin Salman”.
Quindi, ricapitolando: Renzi parla per la prima volta dei suoi rapporti con l’Arabia Saudita, conferma di guadagnare dei soldi per la partecipazione al board dell’organizzazione Riad di cui è consulente, si assolve da qualsiasi conflitto di interessi, e poi cade alla prima prova del budino, quando liquida le conclusioni di una indagine della CIA sul delitto più efferato contro un oppositore della corona saudita (fatto a pezzi in un consolato) con l’ormai leggendario “Questo lo dite voi”.
Renzi si spende, immediatamente per difendere l’onorabilità di “Our Royal highness” (con gli italiani) e la credibilità del “Nuovo Rinascimento saudita” nel mondo. Non sappiamo perché proprio adesso il leader di Italia Viva abbia scelto di mettere fine al suo imbarazzante silenzio stampa sulla vicenda, e nemmeno perché lo abbia fatto con questi due interventi. Per la prima volta esibisce le sue incertezze sui temi cruciali che gli vengono posti, oscilla fra il voler dribblare le domande scomode, e l’essere costretto a lasciarsi sfuggire risposte per lui devastanti. Ma è abbastanza evidente che in quei balbettii e in quelle capriole dialettiche c’è tutto il senso della vicenda. Adesso che ha parlato, dunque, si capisce bene perché il silenzio fosse per lui insostenibile. Ma si capisce anche che persino il silenzio gli sarebbe convenuto, rispetto all’insostenibile, e ferale leggerezza, di una sparata e di un balbettio. Anche perché noi, la sua storia la conosciamo. E bene.
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