In un episodio di Big Bang Theory Sheldon Cooper definisce l’immaginazione il più potente software mai realizzato. E infatti la nostra mente può portarci in luoghi inesistenti o in cui mai siamo stati nella nostra vita, creare storie, personaggi e connessioni.
Col passare degli anni, quell’immaginazione ha trovato nella tecnologia lo strumento con cui dare forma e sostanza al proprio alter ego immaginario e permettere così a ognuno di noi di dare sfogo alle tante sfaccettature della nostra mente.
Realtà virtuale
I videogiochi sono l’esempio più classico: hanno permesso a dei semplici appassionati di calcio di diventare campioni del mondo e a persone innocue di uccidere il proprio nemico in guerra. A tutti è capitato almeno una volta di provare l’ebbrezza di essere qualcun altro, qualcuno di distante dal proprio essere in un mondo che non è fisico ma virtuale. Ma forse non per questo meno reale.
Il metaverso che Facebook si appresta a lanciare sembra essere diverso da questo. Non proveremo, pur sotto forma di un avatar, a essere “altro”, ma saremo esattamente noi stessi e faremo quello che facciamo nella vita di tutti i giorni, ma non in carne ed ossa, bensì attraverso nostre emanazioni virtuali. Per il nostro avatar si prospettano riunioni di lavoro con gli avatar dei colleghi, acquisti per il proprio armadio virtuale (diversi brand tra cui la Nike hanno annunciato che aderiranno al progetto) e la partecipazione, sempre rigorosamente virtuale, a grandi eventi (Justin Bieber ha annunciato un concerto nel Metaverso). Il tutto mentre in carne e ossa potremo essere da tutt’altra parte.
In simbiosi con l’avatar
I metaversi virtuali visti finora erano stati gran parte delle volte legati al mondo dei videogiochi: in Fortnite possiamo scagliarci contro i nostri nemici e poi tornarcene alla nostra vita pacifica, in Second Life inventarci un personaggio completamente diverso da noi e abbandonarlo dopo un’ora di svago. Nel Metaverso di Facebook però non sarà così: il mondo della realtà virtuale incontrerà quello dei social network e sarà sempre più difficile sganciarci dal nostro avatar e dal suo mondo, che rispecchierà il più possibile ciò che siamo in carne e ossa. Non sarà semplicemente uno svago, ma uno strumento di comunicazione non meno del telefono o della posta, che non lascerà molto spazio all’immaginazione.
Andremo in un mondo parallelo, ma resteremo noi stessi. Avremo un alter ego, ma farà ciò che già facciamo nel mondo reale, in un terreno inesplorato che scopriremo a breve, o meglio, che i nostri avatar scopriranno per noi. Chissà in quale delle due realtà ci comporteremo meglio.
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