Quindi, per semplificare bene, la foto dei bambini in ginocchio a Genova, è stata usata per fare politica. Dispiace. Ma poi ci si incazza anche, quando si scopre questo retroscena: “Tutto è partito giovedì – hanno spiegato i genitori su Twitter – quando ci hanno comunicato che l’inizio della scuola sarebbe slittato di 48 ore per permettere che arrivassero i banchi e il personale ausiliario per iniziare serenamente l’anno scolastico”.
I genitori dunque erano stati avvertiti che il servizio scolastico sarebbe partito due giorni dopo, o che sarebbe stato garantito con le forze che erano a disposizione in quel momento assicurando solo due ore per cominciare, e nell’attesa imminente dei nuovi arredi. Poi è arrivato il tweet elettorale di Toti, e anche questa piccola bega da calendario minimo di quartiere è diventata propaganda.
Mi rattrista solo l’idea di un educatore (o chi per lui) che si mette a scattare questa foto. Dispiace: mi immagino la fatica di chi poi ha dovuto far oscurare tutti i volti, la fretta di portare a casa l’operazione mediatica, prima che arrivassero (solo 48 ore dopo) i nuovi banchi.
Senza questa operazione click avremmo forse detto che quei bambini erano tra i primi a ricevere gli arredi rinnovati. Invece così, usandoli, è nata una operazione di utilità marginale. I genitori hanno raccontato a Il Fatto che in alcune sezioni i bambini sapevano che non avrebbero trovato i banchi, con attività didattica a scartamento ridotto per offrire un momento di gioco e festeggiare il ritorno in classe. Sarebbe stata cosa giusta e sacra non disturbarli.
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