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    Il “disastro Iowa” alle primarie dem è un’opportunità per Mike Bloomberg

    Il candidato democratico alle presidenziali Michael Bloomberg. Credit: EPA/CRAIG LASSIG

    Trump parla dello Stato dell'Unione mentre i dem contano ancora i voti in Iowa, dove Buttigieg sorprende e assesta un colpo a Biden. Ma c'è l'incognita Bloomberg

    Di Giampiero Gramaglia
    Pubblicato il 5 Feb. 2020 alle 13:20

    Il “disastro Iowa” alle primarie dem è un’opportunità per Mike Bloomberg

    Dal podio della Camera, di fronte al Congresso riunito in sessione plenaria, Donald Trump assicura che “il meglio” della sua presidenza “deve ancora venire”, chiudendo l’ultimo discorso sullo stato dell’Unione del suo (primo?) mandato.

    I repubblicani nell’aula applaudono e scandiscono “Altri quattro anni”. I democratici sono gelidi: Nancy Pelosi, la speaker della Camera, cui Trump, arrivando, non ha stretto la mano, strappa ostentatamente il discorso del presidente. “Potevo fare altro? Le alternative erano peggio”, risponde poi ai giornalisti, che le chiedono ragione del gesto. Trump e la Pelosi non si vedevano da ottobre, quando la speaker abbandonò bruscamente un incontro alla Casa Bianca.

    A nove mesi dalle elezioni presidenziali del 3 novembre, il magnate presidente ha usato il discorso, pronunciato poche ore prima che il Senato lo assolva nel processo di impeachment – il verdetto è scontato -, per reclamare credito per quanto fatto, parlando di un “Great American Comeback”, e per infiammare lo “spirito americano” con l’impegno “Sarà nostra la prima bandiera su Marte”. Sull’impeachment, neppure una parola.

    Mentre il presidente parlava, i democratici nello Iowa stavano ancora contando i voti dei caucuses di lunedì; e stanno ancora facendolo ora. Con quasi i tre quarti delle schede contate, Pete Buttigieg è sorprendentemente avanti con il 26,8 per cento dei voti, tallonato da Bernie Sanders al 25,2 per cento. Terza è Elizabeth Warren al 18,4 per cento e solo quarto Joe Biden al 15,4 per cento. Amy Klobuchar è al 12,6 per cento. Nessun altro candidato va oltre l’1 per cento.

    In termini di delegati alla convention, che sono quelli che contano per ottenere la nomination, dei 41 in palio – l’1 per cento del totale circa -, la Ap ne assegna finora 24: 10 ciascuno a Buttigieg e a Sanders e quattro alla Warren.

    Il distacco tra Buttigieg e Sanders è molto esiguo: i media Usa continuano a considerare la corsa “too close to call”, cioè troppo serrata per designare il vincitore. Il che non impedisce a Buttigieg d’esultare per “una vittoria stupefacente”. L’ex sindaco di South Bend nell’Indiana, 38 anni, apertamente gay, ha in ogni caso fatto molto meglio del previsto. Sanders gli replica: “Quando tutti i voti saranno stati contati, sarò primo io”. Biden, invece, che subisce una sconfitta imprevista, almeno nelle dimensioni, sa di doversi riprendere in fretta: altri passi falsi nel New Hampshire e nella South Carolina o in Nevada, Stati dove si vota in febbraio, potrebbero fare definitivamente deragliare la sua campagna.

    Venerdì sera, gli aspiranti alla nomination democratica, che sono già tutti nel New Hampshire, dove si vota martedì 11, si affronteranno in un ennesimo dibattito televisivo. Oggi, però, i senatori, specie la Klobuchar, Sanders, la Warren, saranno in aula a Washington per il verdetto sull’impeachment.

    Con la campagna democratica in cocci dopo il “disastro Iowa” – copyright: Trump -, i repubblicani gongolano. Fra i democratici, si frega le mani Mike Bloomberg: il miliardario, che è fuori dai giochi delle primarie di febbraio – sarà sulle schede solo a partire dal Super Martedì del 3 marzo –, intravede un’opportunità nell’incidente di percorso dello Iowa. Ha deciso di raddoppiare la spesa in spot televisivi in tutti gli Stati dove sta facendo campagna e di raddoppiare il suo staff portandolo a oltre duemila persone.

    L’aspro confronto tra repubblicani e democratici ha reso pesante il clima del discorso sullo Stato dell’Unione, cui ad esempio le deputate democratiche Alexandria Ocasio-Cortez e Ayanna Pressley hanno deciso di non essere presenti. Senatrici e deputate democratiche, che vestivano tutte in bianco –omaggio alle suffragette-, mentre la first lady Melania era in ‘total black’, a un certo punto si sono alzate in piedi, contestando il presidente.

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