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    Nella città di Di Maio 1 cittadino su 3 vive col reddito di cittadinanza: il Sud non vive di soluzioni tampone

    Una città in cui nessuno lavora dovrebbe essere una città senza industria, commercio e servizi, completamente ripiegata su se stessa. Ma siamo sicuri che l’evasione fiscale sia un fenomeno da lasciare passato inosservato? Il commento di Giulio Cavalli

    Di Giulio Cavalli
    Pubblicato il 3 Nov. 2019 alle 19:10

    Niccolò Zancan, giornalista de La Stampa, è andato a Pomigliano d’Arco, comune in provincia di Napoli che ha dato i natali a Luigi Di Maio e ha scoperto che in una città di 39mila persone ben 12mila hanno ottenuto il reddito di cittadinanza fortemente voluto proprio dal Movimento 5 Stelle di cui Di Maio è “capo politico”.

    La notizia, com’era tristemente prevedibile, ha dato il via a una serie di più o meno simpatiche battute sul tema (il politico che ha sistemato un terzo del suo paesello è qualcosa che ci riporta alla stessa satira che si usava contro la Democrazia Cristiana) eppure nel suo reportage Zancan dice qualcosa di più su cui invece varrebbe la pena riflettere seriamente.

    Al di là dei numeri altissimi dei cittadini che sono riusciti a ottenere il reddito di cittadinanza (e la notizia stupisce solo chi non capisce o non vuole volutamente capirne di sud e di un Paese sempre più diviso in due dal punto di vista del reddito e del lavoro) Zancan racconta come i cittadini, tutti, non siano ancora stati chiamati per ottenere un lavoro.

    Questa, in fondo, era anche la preoccupazione di molti che temevano che il reddito di cittadinanza diventasse solo una soluzione tampone senza i necessari interventi strutturali che servono in zone del sud. Zancan racconta di persone che da mesi attendono di avere un segnale, un’occasione qualsiasi per un impiego qualsiasi, e che invece rimangono appesi.

    Poi c’è un dato ostico e curioso: 12mila percettori di reddito di cittadinanza su 39mila cittadini in totale, esclusi i minorenni e i pensionati, significherebbero (nel caso in cui questi dati fosse confermati) che in pratica tutti i nuclei famigliari di Pomigliano vivono sul reddito di cittadinanza, con una disoccupazione che sfiora percentuali inimmaginabili.

    Una città in cui nessuno lavora (o risulta non avere un lavoro) dovrebbe essere una città senza industria, commercio e servizi, completamente ripiegata su se stessa. Ma siamo sicuri quindi che l’evasione fiscale sia un fenomeno da lasciare passato inosservato?

    Davvero non vogliamo aprire una discussione sul lavoro in nero, sui lavoratori in nero e soprattutto sulle aziende che assumono (fingendo di non assumere) persone senza diritti, senza contratti, senza tutele?

    Queste sono le risposte che il governo dovrebbe dare: avete voluto mantenere il reddito di cittadinanza, e va bene, ma come pensate di risolvere tutte le mancanze evidenziate fino a questo momento? Si attende risposta. Più delle battute su Pomigliano.

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