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    Basta INPS, è tempo che i giovani scelgano dove versare i contributi

    Credits: Pixabay
    Di Elisa Serafini
    Pubblicato il 4 Feb. 2020 alle 20:02 Aggiornato il 5 Feb. 2020 alle 06:24

    Basta Inps, i giovani scelgano dove versare i contributi per le loro pensioni

    Sta prendendo forma una proposta di contributo minimo destinato a chi ha iniziato a lavorare dal 1996. L’iniziativa, partita dai tre più grandi sindacati italiani, punta a dare copertura a chi ha lavorato in modo saltuario e discontinuo. Un progetto che suona, però, come un “youngwashing”, una strategia messa in atto da sindacati e Stato per coprire i danni provocati da 50 anni di incuria e malagestione alle nuove generazioni.

    L’aumento costante della spesa pubblica, le riforme del mercato del lavoro arrivate troppo tardi e infine la mancata programmazione della gestione pensionistica: queste le colpe di cui si sono macchiati, indistintamente, una buona parte della classe politica, elettori e soggetti coinvolti nel decision-making del sistema pensionistico.

    Per questa ragione, seppur ad un primo impatto questa proposta potrebbe sembrare sensata, in realtà si tratta di una misura d’emergenza, che verrebbe comunque applicata.

    Nessuno Stato può permettersi di avere milioni di cittadini indigenti, incapaci di provvedere a se stessi, e in un Paese come l’Italia, dove la pressione fiscale sfiora il 70 per cento, misure di welfare come la pensione sociale (o questa pensione “minima”) rappresentano l’unica soluzione possibile per evitare una guerra sociale.

    Eppure centinaia di migliaia di giovani vorrebbero semplicemente vedersi riconosciuti i propri contributi, oggi versati e domani, probabilmente, buttati nel calderone Inps. L’attuale e futura condizione demografica, a meno di particolari riforme che prevedano un aumento ingente di immigrati, non consente di mantenere il sistema in equilibrio.

    I soldi finiranno, e milioni di anziani “ex giovani” rischiano di trovarsi vittime di un’enorme truffa, perpetrata anche grazie alla complicità di alcuni sindacati e politici, che negli anni hanno impedito di realizzare riforme coraggiose e lungimiranti.

    Se Elsa Fornero, ex ministro del Governo Monti, è diventata la paladina degli Under 30, c’è un motivo: sempre più giovani hanno compreso la necessità di adottare regole sui conti pubblici per poter promuovere la sostenibilità del Paese.

    È necessario, oggi più che mai, che le parti sociali si impegnino ad individuare dei sistemi che permettano ai lavoratori più giovani di poter avere libertà di scelta sul versamento dei contributi.

    Un sistema a capitalizzazione volontaria, ovvero che permetta al lavoratore di versare quanto desidera, per il tempo che vuole, al soggetto che sceglie (pubblico o privato), potrebbe instaurare una dinamica di mercato fruttuosa e virtuosa.

    In questi sistemi, i fondi pensione, sotto la vigilanza dello Stato (come avviene ad esempio in Cile), competono per poter fornire i rendimenti più sicuri e fruttuosi. Si tratterebbe di una rivoluzione, con costi economici e costi sociali.

    Ma il costo più grande, se non si interviene tempestivamente e in modo efficace, lo pagheranno i giovani o forse, lo stanno già pagando.

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