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    Ecco il mio “scandaloso” Bestiario che Belpietro ha rifiutato di pubblicare su Panorama (di Giampaolo Pansa)

    Maurizio Belpietro, Giampaolo Pansa e Matteo Salvini

    Il direttore sostiene di aver conservato l’ultimo articolo, quello non pubblicato. Lasciando intuire che, se l’avesse offerto ai lettori, “non avrebbe reso onore al grande Giampaolo Pansa”. Ma che cosa avevo scritto di tanto grave da far dubitare della mia sanità mentale? Vediamo un po’

    Di Giampaolo Pansa
    Pubblicato il 8 Ago. 2019 alle 00:01 Aggiornato il 27 Set. 2019 alle 16:02

    Ecco il mio “scandaloso” Bestiario che Belpietro ha rifiutato di pubblicare su Panorama (di Giampaolo Pansa)

    È davvero cocciuto Maurizio Belpietro, il bi direttore nonché bi proprietario della “Verità ” e di “Panorama”. Nel tentativo di rispondere a un mio intervento della scorsa settimana ha ancora ripetuto di non essere stato lui a licenziarmi e a chiudere il Bestiario, ma i lettori stanchi delle mie tirate contro Matteo Salvini il Dittatore leghista. È una favola senza fondamento. Lo dimostra un fatto: il bi direttore non mostra mai le lettere che, a sentir lui, gli sarebbero arrivate. Sono un segreto identico a quello che difendevano i professori americani che costruivano la bomba atomica. Ma così la sua difesa diventa grottesca.

    Nella replica alla mia cronaca sul licenziamento da “Panorama”, Belpietro sosteneva di aver conservato l’ultimo Bestiario, quello non pubblicato. Lasciando intuire che, se l’avesse offerto ai lettori, “non avrebbe reso onore al grande Giampaolo Pansa”. Voleva dire che avevo perso la testa e non ragionavo più. Ma che cosa avevo scritto di tanto grave da far dubitare della mia sanità mentale? Vediamo un po’.

    Cominciavo chiedendomi quanti governi esistono in Italia. E rispondevo che, rivolgendo la domanda a un gruppo di cittadini molto diversi tra loro, la risposta sarebbe stata sempre la stessa: in Italia, come in tutte le nazioni civili, di governo ne esiste uno solo e attualmente è quello guidato dall’avvocato Giuseppe Conte e sostenuto dal Movimento Cinque Stelle e dalla Lega.

    La risposta era corretta, ma non descriveva la situazione italiana in questa acida estate del 2019. La verità è ben diversa e dice che, in realtà, di governi ne abbiamo due. Uno è capeggiato dall’avvocato Conte, ed è il più debole. Il secondo è il governo di fatto, che sta agli ordini del leader leghista, il trucido Matteo Salvini. Lo definivo trucido poiché è un capo partito che usa l’intimidazione per affermare il suo potere. Del resto, che si comporti da premier lo dimostra la convocazione delle parti sociali al Viminale per discutere la manovra d’autunno in concorrenza con chi sta a palazzo Chigi.

    Nel mio ultimo Bestiario definivo tutto questo come una circostanza che finirà per precipitare in una crisi definitiva l’unico esecutivo costituzionale che esiste in casa nostra. Quello messo in sella dal galantuomo Sergio Mattarella, il presidente della Repubblica. Prevedevo che qualche lettore avrebbe pensato che ero diventato pazzo e descrivevo situazioni inesistenti. E che, invecchiando, rivelavo di essere prigioniero di una fantasia malata. Dunque era meglio smettere di leggermi, siccome confondevo la cronaca politica con la fantapolitica.

    Del resto mia moglie Adele mi aveva dissuaso dallo scrivere un libro intitolato “Accadde domani”. Non sono però bollito al punto di ritenermi una specie di veggente o di profeta, ma rimango convinto che nel mio libro su Salvini, “Il Dittatore”, pubblicato da Rizzoli, non sono andato lontano dal vero. La realtà si sta rivelando più forte delle previsioni e ci dice che il capo leghista sta prefigurando un nuovo modello istituzionale, dove lui decide da solo e poi realizza quello che ha stabilito di fare. Come nel suo partito, dove si muove in perfetta solitudine.

    C’è chi può dirmi se conosce qualcuno dello stato maggiore leghista che l’abbia mai contestato? Io no. Sempre in quel Bestiario ricordavo la comparsa a “In onda” sul La7 di un suo luogotenente: Massimiliano Fedriga, governatore leghista del Friuli Venezia Giulia. E dicevo che mi era sembrato un portaordini perfetto, poiché ripeteva le solite litanie del capo quasi fosse incapace di un pensiero proprio. Tanto da farmi concludere: è così che i dittatori si fanno strada, con al fianco nessuno che possa contraddirlo. Fedriga mi aveva obbligato a riflettere anche sulla figura di Salvini. E concludevo che, nonostante cerchi di imporre il suo vangelo, “io decido da solo e tutti mi obbediscono”, non sarebbe riuscito mai a diventare il nuovo dittatore italiano.

    Un caro amico, uno di quelli dell’esodo istriano dalla Jugoslavia comunista, mi aveva suggerito che Matteo Salvini non è affatto un politico capace e che non avrà mai la forza, l’intelligenza e l’astuzia indispensabili per diventare il padrone dell’Italia. I tanti elettori che lo votano stregati dal suo piffero magico, quelli che lo cercano per un selfie da conservare sul comò, dovranno ricredersi. Infatti sta emergendo un dato incontestabile: Salvini non è uno statista e neppure un ministro che fa bene il proprio mestiere. Salvini bada soltanto al suo bottino elettorale. Ha trasformato la politica in una specie di Grande Fratello. Ma la realtà è ben più complicata di come lui la presenta.

    E, sempre in quel Bestiario, sostenevo la mia tesi ricordando quanto era accaduto in quelle ultime settimane a proposito degli arrivi in Italia di immigrati, partiti dalla Libia o da altri paesi africani. Non era un’invasione come sostenevano lo zar leghista e i media che lo affiancano. Si trattava di pattuglie di qualche decina di profughi tra uomini e donne e il caso poteva essere risolto se il Dittatore leghista si fosse accordato con il ministro della Difesa, la signora Elisabetta Trenta. Al contrario aveva montato il solito can can propagandistico. E aveva creato (e crea a ogni sbarco) il grande caos che i telegiornali e i giornalisti al suo servizio ci  mostrano ogni sera. Li guardo anch’io e ogni volta rimango stupito che una nazione di 60 milioni di abitanti non sia in grado di affrontare con successo un problema come quello di un’immigrazione al momento non ciclopica.

    La mia conclusione era sempre la stessa e in quel Bestiario la esponevo senza giri di parole: il sistema dei partiti doveva liberarsi di Salvini. Intendevo la necessità di creare una specie di cordone sanitario come quello scattato in Europa e deciso dalle forze di governo insieme a quelle di opposizione. Consideravo (e considero) indispensabile trovare un compromesso per escludere il capo leghista da qualsiasi decisione politica. All’insegna di un motto che reciti: “Con la Lega non si tratta”.

    In altre parole, scrivevo che bisognava ingabbiare il Dittatore con un cordone sanitario che facesse capire ai suoi elettori abituali e a quelli tentati di diventarlo l’inutilità di votarlo. Spiegavo che la Lega di Salvini è ancora molto lontana dall’avere la maggioranza assoluta in Parlamento. I sondaggi più favorevoli le attribuiscono un 37-38 per cento che non basterebbero per dar vita a un monocolore leghista. Ma se i partiti che non vogliono sottostare agli ordini del leader leghista non avessero preso una decisione drastica prima della fine dell’estate, si sarebbero condannati da soli, dichiarando di essere consorterie inutili e ridicole.

    Concludevo con una domanda rivolta a loro: vi piacerebbe diventare schiavi di Salvini? Volete che l’inno di Mameli sia cantato da ballerine seminude che offrono le tette al Dittatore? Se non volete fare questa fine miseranda, mostrate un poco di coraggio. Questo ho scritto, pur essendo convinto che nessuno si sarebbe mosso. E dunque ci saremmo inoltrati in un capitolo buio della politica italiana.

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