La cosa non sarebbe affatto dispiaciuta a Franz Kafka ed alla sua letteratura dell’assurdo: tutti parlano di Mario Draghi ma Mario Draghi non parla con nessuno, non un parola sul Quirinale, neanche nei bilaterali fatti a Chigi sulla manovra. E c’è da capirlo: in Italia (e in qualche caso anche all’estero) non sono pochi quelli che vorrebbero “inchiodarlo” a Palazzo Chigi a vita, costringerlo a portare la croce ostaggio di partiti sempre più capricciosi che vorrebbero tenere tutto per loro il boccone prelibato: il Quirinale.
Così i virgolettati che circolano ampiamente sui media, non sono mai autentici ma dei “si dice” che magari escono dai suoi uffici, dallo staff del ministro Giorgetti, dai consiglieri del Colle, dai desiderata dei partiti, che mai come questa volta, non sanno che pesci prendere. Ma stavolta Mario Draghi comincerà a mandare segnali. Uno su tutti, come anticipavamo su TPI nelle scorse settimane: il Paese non può permettersi le elezioni anticipate. Un modo per tranquillizzare peones di ogni tipo e grado e per fare capire a tutti che salire al Colle non significa necessariamente andare al voto il giorno dopo.
Allo stato attuale, sono tre i nemici visibili che l’ex banchiere deve superare: l’Europa, l’Omicron ed i franchi tiratori, che nel caso consiglierebbero di mettere in campo la super candidatura dalla quarta votazione.
Alla vigilia del big match del 24 gennaio, il campo da gioco si presenta comunque disastrato e sugli spalti i grandi elettori si preparano alla partita nel peggiore dei modi: disuniti, rissosi, incattiviti.
Non c’è nessun leader in grado di mantenere le redini della situazione. Il centrodestra è ancora dilaniato dal confronto muscolare tra Salvini e Meloni, Letta che di fatto ha deciso di parlare solo con Conte, dimostra di essere totalmente inoffensivo e senza strategia. In più, aleggia il fantasma di Silvio Berlusconi, che potrebbe caratterizzare in crescendo le prime tre votazioni e comunque conquistare sul campo il ruolo di king maker dalla quarta. Perché il suo vero piano B è quello di trattare per se stesso un posto di senatore a vita che lo riscatti dai tanti affronti subiti. La cosa sarebbe facile con Giuliano Amato al Quirinale. Più complicato con Mario Draghi.
Silvio Berlusconi comunque è l’incubo del segretario dem che ben consapevole di poter fare solo il gregario di Mario Draghi, ha iniziato anche a mettere in giro delle esche per il centrodestra, al fine di disincentivare la convergenza sul leader di Forza Italia. Le esche in questione sono la presidente del Senato Casellati e l’ex sindaca di Milano, Letizia Moratti.
Contemporaneamente Letta ha mandato anche un segnale inequivocabile del suo accordo con Giorgia Meloni sull’accoppiata Draghi al Quirinale, elezioni anticipate a maggio. Guarda caso ieri dal Nazareno è stato “riesumato” il ddl Zan, che per il segretario del Pd, sarà uno strumento perfetto per l’eventuale campagna elettorale.
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