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    Le Olimpiadi sono una grande invenzione ma vincere una medaglia non è tutto (di S. Mentana)

    Credit: AP Photo

    Per alcuni Paesi esserci, al di là del piazzamento, è già una vittoria. Lo stesso vale per chi dedica la vita a uno sport poco praticato per poi gareggiare ai Giochi

    Di Stefano Mentana
    Pubblicato il 9 Ago. 2024 alle 16:58

    La felicità con cui la giovane nuotatrice Benedetta Pilato ha accolto il quarto posto nella sua gara individuale, a solo pochi frammenti di secondo dal podio, ha lasciato spaesati quegli spettatori che pensano che il successo olimpico arrivi solo con le medaglie. Forse può sembrarci strano che uomini e donne di sport, persone che sacrificano letteralmente la propria vita per le gare a cinque cerchi, possano dirsi soddisfatti di un piazzamento privo di medaglia, ma è esattamente così ed è perfettamente in linea con lo spirito di questa splendida manifestazione.

    Le Olimpiadi, infatti, sono a tutti gli effetti una delle più grandi invenzioni dell’uomo moderno. L’idea fine ottocentesca di Pierre de Coubertin, infatti, negli anni è stata portata avanti e, non senza i suoi problemi e i lati oscuri, è cresciuta, ha letteralmente coinvolto ogni angolo della Terra e portato all’attenzione un numero elevatissimo di sport, discipline che spesso per quattro anni non trovano uno spazio minimamente paragonabile. Non è un caso che il calcio, lo sport largamente più seguito al mondo, risulti quasi un corpo estraneo durante i Giochi.

    Quindi, tornando a quei quarti posti che sembrano lasciare l’amaro in bocca, dobbiamo renderci conto che sì, le medaglie ci fanno gioire, ma quel coinvolgimento che ci porta a seguire appassionati discipline di cui per quattro anni non sentiamo quasi parlare e di cui conosciamo marginalmente il regolamento è dato proprio dall’unicità di questa manifestazione, in cui noi vediamo letteralmente centinaia di atleti italiani ma altri Paesi hanno rappresentanze simboliche.

    Un’immagine che si vede chiaramente durante tutte le cerimonie d’apertura, e che in quella di Parigi alcune barchette solitarie sulla Senna hanno mostrato in modo chiaro. Per quei Paesi, esserci, al di là del piazzamento, è una vittoria. Se poi arrivano anche le medaglie – e i Giochi di Parigi hanno regalato il primo oro della loro storia a due piccoli Stati caraibici, come Saint Lucia e Dominica – allora non è solo un titolo su una pagina di giornale, ma si scrive letteralmente la storia della propria nazione. Lo stesso si potrebbe dire per chi dedica la vita a uno sport poco praticato, magari visto quasi come bizzarro da amici e conoscenti, e poi si trova in nome di quello stesso sport per cui si è tanto sacrificato a rappresentare il proprio Paese davanti a tutto il mondo.

    Forse è questo lo spirito coubertiniano, forse è proprio questo ciò per cui fuori di retorica, anche quando un piazzamento fuori dal podio può far arrabbiare tifosi e appassionati, ai Giochi esserci vale più di tante altre cose. Più le Olimpiadi coinvolgeranno tutte le nazioni da ogni angolo del mondo, più sport saranno rappresentati, e nonostante i dubbi, le polemiche e le perplessità che tante volte circondano questo evento, lo spirito olimpico sarà sempre più in grado di far emozionare gli sportivi e unire i popoli.

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