Ma vi ricordate quando Salvini protestava sotto Montecitorio per le “misure presentate in Tv invece che in Parlamento”? Era dicembre 2020, ma erano anche tutti i mesi precedenti. E quando Renzi si opponeva con tutte le sue forze contro la chiusura di teatri e ristoranti? Era ottobre e mentre la seconda ondata correva veloce, il leader di Italia Viva pensava alle sue mosse per ritirare le sue due ministre prima e per far cadere il governo poi.
I Dpcm attuati da Giuseppe Conte negli ultimi mesi sono stati sotto il segno della prudenza a causa del picco dei contagi dopo l’estate e dell’avanzare delle varianti in autunno. In buona sostanza: ristoranti chiusi, coprifuoco, stop agli spostamenti tra Regioni, o ancora lo stivale diviso tra zone rosse, arancioni e gialle. Beh, i primi provvedimenti presi da Mario Draghi in materia Covid ricalcano esattamente quella strada. Peccato che ora Lega e Italia Viva siano magicamente d’accordo. (Qui la bozza del nuovo Dpcm).
Cosa è cambiato davvero: ora è la Lega a gestire il Recovery
Non c’è discontinuità rispetto al Covid. Sono identici gli orari di chiusura dei locali, sono gli stessi i 21 criteri per il colore delle Regioni. L’unico vero distinguo tra i due governi sta nelle diverse mani che gestiscono i fondi del Recovery Fund. Adesso a controllare quei 209 miliardi ci sono anche Forza Italia e la Lega, con il ministero che durante quest’anno avrà particolare rilievo: lo Sviluppo Economico, con a capo Giancarlo Giorgetti. L’emblema della giravolta europeista e moderata del Carroccio, che appoggia Draghi e l’euro pur di non affondare. Che appoggia la prudenza pur di dire la sua sul Recovery. In barba a tutte le aperture che venivano invocate fino a qualche settimana fa.
Il governo “di alto profilo”
C’è una seconda grande differenza tra il Conte bis e il nuovo esecutivo: ora ci sono le larghissime intese. È tornata Forza Italia. Ci ritroviamo Brunetta e Gelmini ministri. Un governo che è un’accozzaglia di personalità e dove la fama dei Sottosegretari precede addirittura le loro prime azioni politiche: alla Cultura Lucia Borgonzoni che “non legge libri da tre anni”, e Rossano Sasso che non riesce a distinguere una citazione di Topolino da una di Dante; o ancora alla Difesa Stefania Pucciarelli che è riuscita a dichiarare di ipotizzare la soluzione dei “forni crematori” per i migranti. E meno male che il governo Draghi doveva essere un “governo di alto profilo”, il governo “dei migliori”.
Pioggia di critiche per Conte ma nessuno sa cosa fare contro il virus
Giuseppe Conte per un anno intero è stato duramente criticato per la gestione della pandemia. A volte per essere stato “troppo rigorista”, altre per “non aver chiuso o agito in tempo”. Per “aver fatto parlare troppo i virologi in tv” e, due giorni dopo, “per non averli interpellati”. Insomma, la pioggia di insulti si riversava su tutto e il contrario di tutto. La verità è che nessuno sa davvero come fermare il nemico invisibile che dopo 12 mesi ancora serpeggia globalmente. E anche l’ex numero uno della Bce è nudo di fronte a questa pandemia.
Il silenzio di Draghi
E così il silenzio del nuovo premier è diventato assordante. L’Italia tutta si aspetta un suo discorso su come intende fermare il Covid e le sue varianti. Su come riuscirà a portare avanti la campagna vaccinale anche se AstraZeneca ha già annunciato dei ritardi a causa della produzione. Nel suo discorso per la fiducia alle Camere ha citato il Papa e Cavour, ma non ha nominato zone rosse o aiuti per il mondo dello spettacolo. E soprattutto, non ha espresso in modo netto e chiaro la sua posizione in merito alle misure. Sono passati 10 giorni dall’ufficializzazione del governo e un Paese intero vuole sapere che cosa succederà nei prossimi mesi. Al di là delle brutte copie di Dpcm già visti.