Sorridere alle donne in politica è concesso ma mai troppo, va bene un sorriso accennato, poco aperto ed evidente. Come la Gioconda insomma perché il troppo stroppia e i tempi non sono maturi. Non c’è nulla di cui gioire, il Paese affronta delle difficoltà ma non si può neppure avere il muso lungo e lo sguardo torvo, d’altronde la politica deve rassicurare.
Bisogna insomma saper scegliere i propri gesti e le espressioni del volto con cura.
Stessa cosa per l’abbigliamento. Perché anni fa, quando si stava peggio ma si stava meglio, i politici di livello andavano al mare in giacca e cravatta mentre oggi c’è chi disonora il ruolo indossando i jeans in eventi pubblici, le magliette di gruppi rock nei momenti di svago e persino le giacche di pelle ai concerti. Guardando la polemica assurda sul ballo privato della premier finlandese Sanna Marin ho avuto la sensazione che il dibattito pubblico si sia appiattito al piccolo paesello di provincia. Soffocato dagli sguardi incrociati di disapprovazione di chi ha vissuto un’altra era e non riesce a capire il presente.
Un presente di giovani che osano pretendere paghe dignitose, di giovani che osano studiare più di ogni generazione precedente, giovani che verranno “raddrizzati” dal servizio di leva obbligatoria tornata in auge da politici che non hanno mai lavorato o studiato ma che sanno cos’è meglio per loro. Chi vive esclusivamente di politica da sempre, sa cos’è meglio per tutti. Veder ballare la premier che ha guidato la Finlandia nella pandemia e che oggi la guida verso la Nato nel delicatissimo contesto internazionale di guerra fa paura.
Fa paura perché resta libera sia come donna che come politica. Il problema è il ballo di Sanna Marin o il fatto che si sia dovuta scusare con la voce rotta dal pianto per aver avuto bisogno di un momento di divertimento per scaricare il fardello che porta e che ha portato finora sulle spalle? Un sorriso Giocondo salverà la Patria e ci aiuterà a salvare il mondo, ora Sanna lo ha capito.