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    “Nimbus project”, il lato oscuro di Amazon (di Giulio Gambino)

    L'editoriale del direttore di TPI Giulio Gambino sul sesto numero del nostro nuovo settimanale

    Di Giulio Gambino
    Pubblicato il 21 Ott. 2021 alle 17:01

    Il vero problema è che ora i colossi del web si spacciano pure per neutri, progressisti ed illuminati: si raccontano come ecosolidali, ci prospettano organizzazioni visionarie e futuristiche del lavoro, con le palestre per i dipendenti e il ping pong negli uffici, per favorire lo scarico dell’adrenalina e il processo creativo. Ma sotto questa verniciatura mimetica, la ricetta non cambia, ed è sempre la stessa del caro vecchio capitalismo cannibale: profitto mio, vita tua.

    E così i nuovi monopolisti della rete, con Amazon in testa, non solo schiacciano e uccidono le piccole e medie imprese nel mondo, non solo decretano la morte delle piccole librerie e del commercio di dettaglio e di prossimità, ma copiano anche i loro prodotti, con l’obiettivo di rivendere i propri cloni ai consumatori di tutto il mondo. Per fare questo, ovviamente, Amazon & co. sfruttano le economie di scala che possono permettersi in virtù della loro posizione dominante, mentre gli altri no. È questa la nuova globalizzazione del terzo millennio, spinta all’estrema potenza, e incarnata nella sua esemplificazione più chiara di disparità e mal funzionamento.Non paghi di questo, le big tech come Amazon sfruttano anche in un altro modo la loro posizione dominante.

    Manomettono i risultati sui motori di ricerca, per apparire primi, sempre e ovunque, trasformandoli in un vero e proprio bancomat. Per raggiungere questo obiettivo declassano i prodotti di altri clienti che già vendono di più e che hanno persino recensioni migliori dei loro. Direte voi: ma stanno pur sempre a casa loro, e cioè vendono sulla propria piattaforma digitale. Peccato che quello sia il luogo dove avvengono la quasi totalità delle transazioni di e-commerce nel mondo.

    Monopolio digitale e conflitto d’interessi. Per di più, come riportiamo nel nostro servizio speciale su Amazon questa settimana, oltre alle condizioni di lavoro che i dipendenti denunciano come massacranti, emergono alcune importanti novità: se vuoi apparire sul marketplace, devi pagare. Ma oltre ai risultati truccati, alla concorrenza sleale, e ai prodotti copiati e riprodotti, da poco Amazon – proprio insieme a Google – ha deciso di firmare un contratto miliardario con il governo di Israele che prevede la fornitura di servizi cloud anche all’esercito. E secondo attivisti, esperti e i dipendenti delle due multinazionali queste tecnologie potranno agevolare le attività di sorveglianza e di repressione nei confronti dei palestinesi. Israele non ha certo bisogno di una Big Tech per le sue operazioni di intelligence, ma con questi accordi Bezos entra a pieno titolo nel business militare.

    Il nome è già tutto un programma “Nimbus project”, una grande nuvola cupa. Ciò che è chiaro è lo spirito del monopolista del terzo millennio. Con un inevitabile esito: concorrenza sleale, arroganza, dominio e monopolio a danno dei più piccoli, ingordigia anche quando sei già l’uomo più ricco al mondo. E infine la militarizzazione. Quindi geopolitica. L’unica possibilità che abbiamo noi, per resistere, è non farci fregare. Dal pacco di Amazon.

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