Scontro Morelli-Murgia: se nessuno dice che a sbagliare è stata la scrittrice
Osservando il video della telefonata in diretta tra Michela Murgia e Raffaele Morelli su Radio Capital viene da pensare molto in relazione alle capacità disquisitorie che si sono diffuse e – si spera – non imposte in questo Paese. Dalla telefonata, dal quadro generale, emerge una grandissima maleducazione. L’incapacità di Murgia di tenere la discussione e di portarla su un versante costruttivo. Lei, che pensa di saperne di donne, dovrebbe mostrare di essere qualcosa in più rispetto all’argomento, alla tesi che intende ricusare in relazione all’intervento di Morelli. Morelli che ha sostenuto che la femminilità è una cifra indispensabile dell’universo femminile e che c’è da preoccuparsi se un uomo, a una donna, non mette “gli occhi addosso”.
Bene, c’è modo e modo di dirigere questa discussione. Se si vuole far “trionfare” un’idea diversa. Quella che Murgia mette certamente in vista, dimenticandosi della sostanza, è una grandissima maleducazione. La maleducazione che le impedisce di portare la “situazione” dalla propria parte. Se era questo l’intento che si premurava di raggiungere.
Cosa ha aggiunto ai nostri occhi? Cosa alle nostre orecchie? Solo uno scenario devastante, di una telefonata che si è conclusa in modo terribile, senza arrivare a un punto di raccordo. Con una persona come Morelli che certamente non è un fanatico e neanche un essere degno di chissà quale particolare riprovazione. È certamente una persona che può aver sbagliato in qualcosa, nell’aver detto quello che ha detto, ma allora questo bisogna saperglielo dimostrare.
Con le armi dell’intelligenza e della ragione. Non “così”, con la protervia, l’inquisizione, la solerzia a “distruggerlo” e a trattarlo da ignorante come se il giusto, in questo caso, stesse da una parte sola. Se Murgia aveva intenzione di dimostrare e portare avanti una certa idea che considera corretta rispetto alla sua (e di altri) visuale sul mondo doveva essere più attenta. Attenta al suo avversario. Capire cosa aveva da dirle e smontarlo nel caso poco a poco.
Questo Paese si sta riempiendo di disquisizioni inutili, di fanghiglia che non risparmiano nessuno, da una parte e dall’altra. Almeno, in entrambi gli schieramenti che vogliono prevaricare gli uni sugli altri. Cosa ha aggiunto questa discussione alla nostra visione degli eventi se non l’incapacità di venire a capo delle questioni perché dev’essere la propria personalità, la propria vanità o addirittura vanagloria a prevalere? Murgia dovrebbe farsi due calcoli rispetto al proprio ruolo e a quello che potrebbe dare. A quello che avrebbe potuto dare se avesse offerto a Morelli lo spazio di espressione. Anche a suo rischio e pericolo. Magari si sarebbe salvato come anche no.
Ma questo non lo sapremo mai, perché quello che abbiamo visto è solo uno spettacolo sdrucito, trucido rispetto alle possibilità sagaci che la mente, l’intelletto umano potrebbero offrire. Dov’è Murgia? Dov’è la sua saggezza? Cosa abbiamo ottenuto così? Possibile che la questione uomo-donna debba essere ridotta a un conflitto a fuoco? Possibile che ancora non si riesca a ragionare in termini di esseri umani? Possibile? Nel XXI secolo?
Perché è chiaro che se si pensa in termini di esseri umani, di sostanza cioè, si ha più focus, non si perde di vista quanto è importante. Altro che femminismo. Il femminismo “distrugge” in certi casi perché non arriva al punto. Si trattiene sulle barricate e le soperchierie ideologiche invece di badare ai fatti, ai contenuti, al centro: quello che va valorizzato e non ributtato indietro. Cosa aveva da dire Morelli? Possibile che non si sarebbe arrivati a una conciliazione, a una conversazione seria, onesta, pacata, civile in quel frangente? Non gli è stata data la possibilità. Questo è certo. Incalzato com’era da Murgia, che si è mossa certamente presa da un’onta di scandalo e riprovazione.
Cosa ce ne facciamo di tutto questo? Non sarebbe importante una riflessione? Soprattutto perché l’uomo non compreso, mancando di alcune “parti” di sé riferibili alla questione dell’empatia, non viene certamente aiutato, spinto a fare passi in avanti. Ma viene lasciato lì, perso e aggressivo, rispetto a un valore, a una considerazione che in questo caso, sin da subito, è stata messa in discussione. Non si lavora così. Bisogna darsi una calmata.
Riabbracciare le regole della civiltà. Dell’ascolto. Dello stare insieme. Partendo dai rudimenti basilari, che possono portare a un accordo o a un disaccordo senza che necessariamente tutto, il frangente, la situazione, debba essere distrutto. Peraltro sappiamo tutti che il femminismo, come qualsiasi altra ideologia che finisce per muoversi in modo rigido, pregiudiziale, finisce per fare del male più che del bene, al di là di certi meriti, inequivocabili, che sul piano storico possono essere stati raggiunti. Molte donne se ne rendono conto? Che è tempo di riconoscere il proprio valore ma anche quello degli altri? Ci sono migliaia di donne che “affossano” altre sulla base di ferite che vengono anche squadernate, sbandierate, e che invece di portare al progresso conducono allo “spiaggiamento” di quanto, in alcuni o molti contesti, c’è di onesto e di buono. È così che si vuole andare avanti? È così che si intende procedere?
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