Le critiche al cortometraggio di Gabriele Muccino sulla Calabria hanno fatto il giro d’Italia, facendo diventare l’hashtag #Calabria trend topic su Twitter a suon di ironie social. Ma non è finita. Secondo quanto denunciato dalla testata calabrese LaCNews24.it – i cui tecnici hanno studiato frame su frame tutto il cortometraggio – “il corto di Muccino non è solo brutto, ma è pure copiato dagli spot di Dolce e Gabbana”. Gli spot cui fanno riferimento sarebbero stati girati in Sicilia, uno dei quali dal regista premio Oscar Giuseppe Tornatore. La denuncia pubblica è corredata da foto che comparano il corto di Muccino, costato ai calabresi 290mila euro al minuto, con gli spot della casa di moda. Un’accusa non da poco che continuerà di certo a far discutere.
Lo scorso luglio su TPI ipotizzavamo come il progetto di corto chiamato “Itinerario degli agrumi tra clementine, cedro, bergamotto e limone” (poi divenuto “Calabria terra mia”) – rientrante nel “Piano d’immagine e promozione turistica 2020” di Regione Calabria – dovesse soggiacere ad un’apposita procedura che prevedesse un bando di gara pubblico per decidere chi dovesse realizzare i “video di appeal” per potenziare il “brand Calabria”. Invece, si è scelto l’affidamento diretto con un costo di 1 milione e 633mila euro perché, a monte, si riteneva il lavoro del regista Gabriele Muccino come “unico” ai sensi dell’articolo 63, comma 2, lettera b) n. 1 del Codice dei contratti pubblici.
Col senno di poi – dopo la denuncia pubblica di LaCNews24.it a seguito della presentazione avvenuta martedì scorso alla Festa del Cinema di Roma presso il teatro studio “Gianni Borgna”, alla presenza dello stesso Muccino, dei protagonisti Raoul Bova e Rocìo Munoz Morales e del patron della Viola film srl Alessandro Passadore – di unico c’è solo il coro unanime di indignazione proveniente dalla Calabria.
Il noto scrittore Gioacchino Criaco ha dichiarato che “il cortometraggio è di una pochezza assoluta che non ti aspetti, un prodotto incommentabile: carente sul piano della recitazione e su quello della sceneggiatura”, mentre per il presidente della Fondazione Magna Graecia Nino Foti “la scelta di un tempo passato e di una narrazione stereotipata per promozionare la Calabria è infelice e non rappresenta in alcun modo la terra che tutti noi amiamo e stiamo cercando di aiutare a smarcarsi dai cliché”.
Oltre alle numerose ironie e ai commenti degli utenti sui social, la polemica si è spostata sul piano politico. Il vicepresidente del Consiglio regionale, in quota Pd, Nicola Irto, ha osservato: “Quella della Regione poteva essere un’idea intelligente per la promozione dell’immagine della Calabria. Ma Muccino ha deluso. E parecchio. Dobbiamo dirlo con chiarezza. Non è quella la nostra realtà. Non lo è più: troppi stereotipi, le persone con la coppola, gli asini per strada… e poi le lacune narrative gravissime”. Per il deputato catanzarese del M5S Paolo Parentela, il corto è “mieloso e finto” e “di fatto ridicolizza la Calabria, la racconta come terra arretrata e ne oscura la montagna, la cultura, la storia, la varietà e l’unicità…”. “Ancora una volta subiamo l’ennesima umiliazione a danno della dignità dei calabresi, delle ricchezze della nostra regione e della loro valorizzazione reale”, dice Parentela.
Muccino, che rinomatamente anche in passato ha dimostrato di non apprezzare critiche al suo operato, ha risposto: “Non è un reportage. Dovevo emozionare. Si parla di cose di cui non si sa, solo perché si vuole attaccare questo cortometraggio”.
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