Oggi a sorpresa Antonio Monda, critico cinematografico di casa a Manhattan e fratello del direttore dell’Osservatore romano, si esprime su Repubblica sulla crisi della sinistra nel dibattito promosso da alcune settimane dal quotidiano diretto da Maurizio Molinari. A sorpresa, perché sulla crisi storica della sinistra italiana sono moltissime le voci di intellettuali, studiosi, dirigenti politici non ancora sondate e che potrebbero esprimersi (forse) con maggiori competenze e suscitando maggiore interesse di chi nella propria vita si è occupato sempre di altro.
Nulla di male, anzi. Fa piacere sapere che Monda si sia impegnato in una approfondita analisi sulla “mutazione genetica della sinistra che ha visto il passaggio dall’idealismo al moralismo” e su un ardito invito a un bagno di umiltà (da che pulpito!). La sinistra, a dire di Monda, dovrebbe avere il coraggio di scusarsi come ha fatto la Chiesa quando è stata colpita da gravi scandali. Ci scuserà, Antonio Monda, se, nel leggere le sue profonde riflessioni, ben poca umiltà si riscontri nelle sue parole. Del resto l’ultimo intervento del collaboratore di Repubblica (sempre sulle pagine amiche del quotidiano GEDI) di cui si ha traccia era stato sui “miei magnifici sette anni alla Festa del Cinema contro una squallida verità”. L’ex direttore artistico della Festa del cinema di Roma provava a spiegare, all’epoca, quale sacrilegio era stato compiuto ai danni della cultura mondiale quando il Sindaco Gualtieri aveva scelto di sostituirlo dopo ben 7 anni (vedi articolo Tpi). A volte, come scrive proprio Monda, l’unica strada possibile è evitare “l’eterno ritorno dell’identico”.